Dopo che il Ceo di Amazon Jeff Bezos ha acquistato il Washington Post con una mossa a sorpresa, sono apparse numerose ipotesi sulle ragioni di questo movimento di mercato. Cosa farà con una delle testate più prestigiose d’America l’uomo che una volta ha dichiarato che non ci saranno più giornali di carta entro 20 anni? Per analizzare più in profondità il caso, l’Osservatorio europeo di giornalismo ha intervistato due esperti di media statunitensi: Ken Doctor, fondatore del sito Newsonomics.com e firma del Nieman Journalism Lab e Scott Maier, docente di giornalismo presso l’Università dell’Oregon e membro dell’Ejo.
Ken Doctor, in un primo momento, era molto sorpreso dell’acquisizione del Post da parte di Bezos, “ma poi sembrava tutto perfettamente al posto giusto”. “Stiamo assistendo”, continua Doctor, “a un movimento consistente di giornali da ‘public company’ a proprietari singoli. Allo stesso tempo stiamo osservando la nascita di una nuova classe di multi-milionari e miliardari senza esperienza nell’editoria che acquistano giornali perché questi ultimi perdono valore”. Gli esempi non mancano: poco prima che Bezos facesse suo il Washington Post, il proprietario della squadra di baseball Red Sox, John Henry, ha comprato il Boston Globe. Il miliardario Warren Buffett, invece, si è aggiudicato più di 60 giornali in un anno.
“Dato che il Washington Post è stato poco performante rispetto ai suoi pari ed era in cerca di una strategia”, continua Doctor, “non è poi così sorprendente che la vendita sia avvenuta”. Basta guardare a Kaplan, la divisione educazione della Washington Post Company, che, dopo aver sovvenzionato il giornale per diverso tempo, non genera ora più profitti. Per Doctor la famiglia Graham, proprietaria del Post per 80 anni, “non è stata in grado di mettere in campo la giusta combinazione di soldi e stomaco per incentivare, nei prossimi cinque anni, la trasformazione digitale”.
“Ciò che mi ha stupito persino di più della vendita inaspettata del Washington Post è stata la travolgente reazione positiva nei confronti del caso”, ci racconta invece Scott Maier. Persino lo staff del Post, infatti, è sembrato molto aperto alla prospettiva della fine della proprietà dei Graham: “per me”, continua Maier, “questo significa che i media non solo riconoscono una nuova visione digitale per i giornali, ma l’abbracciano pure”.
In un’intervista al giornale tedesco Berliner Zeitung alla fine dello scorso anno, Bezos aveva dichiarato, senza mezze misure: “sono sicuro che non ci saranno più giornali di carta entro 20 anni; se così invece non fosse, i giornali saranno solo lussi che pochi hotel potranno offrire come servizi stravaganti per i propri ospiti”. Ad ogni modo, secondo Ken Doctor, le paure per le quali Bezos possa tagliare quanto prima la versione cartacea del Post per puntare esclusivamente sul digitale sono esagerate. Doctor non crede che Bezos voglia perdere i guadagni dal business della carta, che costituiscono il 75% dei soldi ricavati dal Washington Post. “Se stacchi la spina, perdi quei ricavi”, spiega perentoriamente Doctor, “Bezos inizierà ad apprezzare presto questo genere di economia”.
Per Ken Doctor, ad ogni modo, la transizione verso il digitale sarà comunque inevitabile: “la questione dei prossimi cinque anni sarà come mettere insieme digital, carta, transizione, inserzionisti e lettori e portarli in un’era completamente digitalizzata”. Doctor non pensa che tra vent’anni non ci saranno più giornali cartacei nelle edicole, ma li vede senza dubbio come un futuro prodotto di nicchia. “La lettura sui tablet sta sostituendo la carta piuttosto in fretta”, continua Doctor, “perché è molto più economica per gli editori e infinitamente più ecologica”. Ken Doctor fa riferimento agli studi recenti di Mequoda, del Pew Research Center e del Reynolds Journalism Institute secondo i quali sempre più lettori negli Usa, compresi affezionati fedeli della carta, preferiscono leggere su un tablet piuttosto che sulla cellulosa. Doctor non ha dubbi: “allo stato delle cose, il giornale 7-day ha 5 o 10 anni di vita. Il giornale della domenica o del weekend, invece, durerà di più”.
“Credo che la scomparsa del giornale di carta avverrà prima”, ci dice invece Scott Maier; ma dal suo punto di vista, questo non sarà uno sviluppo negativo e non solo da un punto di vista finanziario e ambientale. “Forse, in modo ancora più importante, gli sviluppi più interessanti arriveranno dal fatto che i giornali digitali potranno finalmente fornire spazio a contenuti informativi e di pubblicità davvero personalizzati, interattivi e multimediali”, ci spiega il ricercatore americano. “Si tratterebbe di una combinazione molto potente che potrebbe salvare il giornalismo dall’oscurità”, conclude Maier. Bezos è notoriamente un pioniere del digitale: “Credo che Bezos aprirà la strada in un modo che non solo salverà il Washington Post, ma che potrebbe dare risposte a tutto il mercato dei news media, come ha già fatto con l’editoria libraria grazie ai Kindle”, chiosa il docente della Oregon University.
Ken Doctor vede inoltre diverse possibili sinergie con Amazon che, pur non essendo direttamente interessata all’acquisizione del Post, potrebbe essere un esempio anche per il mercato dei giornali, grazie soprattutto a una delle sue funzioni: gli acquisti con un click, che Doctor definisce “lo standard d’oro degli acquisti online nel mondo digitale”. Secondo Doctor, questa feature potrebbe essere trasposta sulle notizie aprendo la strada a un “Netflix delle news”. Con Bezos, il Post potrebbe gestire, oltre a portare avanti il suo core-business giornalistico, una piattaforma di news-on-demand dove raccogliere articoli provenienti da diverse testate. Se questo tipo di prospettiva potrebbe essere una ricetta ottima per il futuro, Doctor è convinto che, nel breve periodo, il Post abbia bisogno di un’esperienza mobile soddisfacente. Un esempio? Amazon potrebbe mettere in vendita dei Kindle Fire con abbonamenti prova al quotidiano pre-impostati.
Nonostante l’euforia per l’acquisto di Bezos, i cambiamenti nell’editoria dei giornali Usa portano con sé non pochi interrogativi per il futuro del giornalismo. Secondo Scott Maier le domande fondamentali sono diverse: “Proprietari singoli come Jeff Bezos saranno in grado di fornire sufficiente trasparenza e indipendenza per una stampa libera e vitale?” e “giornali di media grandezza saranno in grado di ritagliarsi una nicchia in un mondo digitale che tende a premiare mercati grandi o specializzati ma non necessariamente quelli nel mezzo?” e ancora “Il nuovo reale digitale sosterrà il giornalismo in profondità o continuerà sul sentiero del facile-da-raccogliere-facile-da-disperdere che ha già fatto soccombere il giornalismo televisivo negli Usa?”.
Una cosa è certa: l’industria delle notizie vive il mood di nuovi inizi.
Articolo tradotto dall’originale tedesco “Jeff Bezos wird eine Vorreiterrolle einnehmen“
Photo credits: Esther Vargas / Flickr
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