Scrive Nicola Borzi, giornalista ed ex membro del Cdr del Sole 24 Ore: “…in appena 16 mesi il nostro quotidiano ha visto la diffusione media calare di oltre 54mila copie, le vendite complessive scendere di oltre 52mila copie (-16,9%) e gli abbonamenti pagati contrarsi di addirittura il 27,4% a meno di 95mila copie”. La crisi del Sole, al di là delle implicite difficoltà in cui si dibattono i giornali su scala nazionale e globale, deve essere inquadrata in una prospettiva che nulla ha a che fare con la crisi del mercato editoriale – perdita di attrattività della carta stampata, calo endemico della raccolta pubblicitaria – quanto piuttosto di una deludente strategia editoriale. Il Sole 24 Ore è uno dei pochi giornali che, a livello europeo, pur essendo il foglio economico finanziario per antonomasia del sistema Italia, non ha saputo valorizzare la propria posizione.
Le critiche si fanno sempre più stringenti e, come per esempio testimonia il giornalista Vittorio Emiliani, le cause della crisi vanno ricercate nell’incapacità del Sole di costituire un giornale con un valore unico e differenziato in termini di contenuti offerti… Scrive Emiliani, “Dal 2 gennaio ho preso la storica (per me) decisione di non acquistare più regolarmente, tutti i giorni, il Sole 24 Ore. È stata una decisione sofferta, ma necessaria: da mesi e mesi – da quando è diventato un quotidiano generalista, in realtà generico – facevo pochissimi ritagli specifici, uno, forse due per settimana, contro la decina abbondante di una volta. Mi sono accorto, dopo oltre mezzo secolo di quotidiana frequentazione, che era diventato un giornale come gli altri, anzi più sbiadito…. Un quotidiano che non riconosco più e che, a parte taluni commenti (rimpiangerò certamente gli editoriali di Stefano Folli), non mi dice più granché. Davvero peccato averlo buttato via così..”
Il caso del Sole evidenzia come, sempre più spesso, la crisi della carta stampata, viene analizzata in modo semplicistico, addebitandone le cause, solo ed esclusivamente, a una crisi strutturale del sistema. Per quanto in Italia, a livello generale, si registri una contrazione del numero di copie vendute, la carta stampata ha mostrato che non tutto è perduto, che vi sono ancora margini per consolidare il business tradizionale cartaceo, senza perdere di vista le opportunità generate dal web. È il caso de Il Giornale e il Fatto Quotidiano. Due giornali che mostrano come un mercato economicamente virtuoso della carta stampata possa ancora esistere. La capacità di costruire un’identità appare prioritaria e vincente. Si può essere critici nei confronti dello stile giornalistico delle due testate, ma risulta evidente che vi sono margini di manovra per ottenere risultati positivi, in controtendenza con le dinamiche globali dell’editoria. Affermazione che si rivela ancor più vera se traslata nel contesto della crisi del Sole: come può essere che un giornale che ha il privilegio di detenere una posizione dominante nel settore economico-finanziario sia stato tra i giornali che hanno accusato in questi ultimi due anni una storica contrazione del numero di copie vendute?
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