La politica dei tweet: cosa ci dicono i link dei populisti di destra

5 Gennaio 2022 • Media e Politica, Più recenti, Ricerca sui media • by

(Flickr CC/BY 2.0)

Gli appassionati di sport sanno sempre dove trovare le ultime notizie sulla loro squadra del cuore, sia che si tratti della sezione sportiva del giornale locale, il canale YouTube della squadra, o grazie a emittenti come Sky Sports, ESPN e riviste come Sports Illustrated. Qualcosa di simile sta avvenendo anche nel sistema pluralistico dei media di oggi. Ve ne sono alcuni interessati ad attirare il maggior numero di utenti, ed altri specializzati invece su un solo particolare punto di vista politico.

In realtà tutti i sistemi mediatici hanno testate con specifici orientamenti politici, diventando così l’espressione di una sana società diversificata. Il problema sorge però quando i vari gruppi politici fanno affidamento principalmente, o addirittura esclusivamente, a canali e testate ideologicamente unilaterali. In questo modo il rischio è quello di isolare dei gruppi di individui in bolle auto-costruite, create dalla loro versione alternativa e spesso distorta della realtà.

Immaginate se le testate sportive decidessero di pubblicare punteggi diversi della stessa partita, o se ognuno basasse la propria cronaca su diversi set di regole: i tifosi sarebbero confusi, e il gioco perderebbe la sua credibilità.

Nel tentativo di capire meglio cosa succede nel mondo della politica e dei media quando si creano questo tipo di bolle e relazioni esclusive, nella nostra recente ricerca, From the Fringes to the Core – An Analysis of Right-Wing Populists Linking Practices in Seven EU Parliaments and Switzerland, si sono analizzate quali fonti di informazione i politici populisti di destra preferiscono condividere su Twitter.

Ci siamo perciò chiesti: i parlamentari populisti di destra si basano principalmente su media ideologicamente di parte, e che gli altri politici tendono ad evitare – o usano le stesse fonti di tutti gli altri?

Poiché lo studio è stato progettato in modo tale da confrontare diversi paesi (Austria, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Svizzera), siamo stati anche in grado di analizzare i fattori contestuali che influenzano il comportamento dei populisti di destra. Lo studio si è basato su 4.368.030 tweet pubblicati da 2.229 parlamentari, in rappresentanza di 141 partiti.

L’impatto della fiducia nei media

Un risultato chiave che si è potuto osservare è la correlazione tra la fiducia nei media e la scelta dei link condivisi su Twitter. I nostri dati suggeriscono infatti che nei paesi con alti livelli di fiducia nei media e/o con società meno polarizzate, gli esponenti populisti hanno la tendenza a condividere maggiormente le stesse fonti utilizzate dai politici di altri partiti.

È il caso, per esempio, di Danimarca, Svizzera e Austria. Una possibile spiegazione potrebbe essere quella che alcuni scienziati sociali descrivono come “estremismo pragmatico” – ovvero quando ci si rende conto che la mobilitazione delle frange politiche più estreme della società potrebbe in realtà diminuire il peso politico dei gruppi politici più spiccatamente populisti.

Tuttavia, questo sembra applicarsi principalmente ai paesi in cui i partiti in questione godono di una posizione consolidata nel dibattito sociale. Nei paesi in cui i partiti populisti di destra non sono molto ben integrati – come nel caso della Germania e dei Paesi Bassi – i rappresentanti di tali schieramenti adottano delle scelte di condivisione dei contenuti significativamente diverse rispetto agli altri politici.

Per esempio, per il partito populista di destra tedesco Alternative für Deutschland, la lista dei media di riferimento include un numero relativamente ampio di fonti a cui i politici di altri partiti hanno fatto raramente riferimento.

Tweet e agende politiche

La nostra ricerca ha anche esaminato in che misura i tweet condivisi dai partiti populisti offrano delle indicazioni sui temi della loro agenda politica. Per valutare la gamma tematica coperta da un partito abbiamo analizzato non solo i tweet ma anche i testi a cui erano collegati.

L’obiettivo era quello di scoprire se l’uso di una fonte diversa e mainstream fosse indicativo di un programma politico standardizzato. A quanto pare non è questo il caso. Al contrario, siamo stati in grado di dimostrare come, indipendentemente dalle scelte di condivisione dei link, un programma limitato e non diversificato sembra essere la caratteristica della comunicazione populista, dentro e fuori i confini nazionali. Abbiamo riscontrato quindi una particolare attenzione verso alcuni temi centrali, nello specifico nei confronti degli immigrati e delle informazioni sulla criminalità.

A questo proposito, potremmo concludere che i partiti populisti di destra non differiscono l’uno dall’altro – sia che si colleghino principalmente ai media mainstream sia che si affidino più esclusivamente a media alternativi. Inoltre, la mancanza di una connessione tra la selezione delle fonti e la scelta delle tematiche, mostra che le due attività dovrebbero essere considerate separatamente quando si esamina l’impegno politico digitale.

La scelta delle fonti ha ovviamente una funzione comunicativa specifica. Per esempio, alcune fonti evidenziano una vicinanza alla corrente sociale principale, mentre altre sottolineano un allontanamento da essa. Un recente studio di Eva Mayerhöffer e Annett Heft ha rilevato che anche i media alternativi, che sono spesso ideologicamente vicini ai partiti populisti, usano spesso in modo selettivo articoli dei media più tradizionali per dare legittimità alle loro dichiarazioni – ma sotto questo mantello mainstream, spesso nascondono una visione del mondo estrema, simile a quella dei politici populisti di destra.

Articolo tradotto dall’originale inglese

Print Friendly, PDF & Email

Tags:, , , , , , ,