Il colpo di coda dei media russi sull’Ucraina

27 Febbraio 2014 • Libertà di stampa • by

I media ufficiali russi hanno descritto le proteste di piazza Maidan in modo molto differente rispetto ai media europei. Una delle piattaforme di notizie sul web più popolari in Russia, Lenta.ru, ha indagato come i media controllati dal Cremlino hanno coperto la crisi nella capitale ucraina e nelle regioni limitrofe.

Lenta.ru è un giornale online, apprezzato dal pubblico di lingua russa per le sue posizioni relativamente liberali e per la maggior neutralità che garantisce nei servizi giornalistici che trattano di politica. I suoi reporter Elizaveta Surganova e Konstantin Benumov, hanno studiato le reti televisive della Federazione russa Channel One, Russia-24, Ntv, oltre ai giornali Rossiyskaya Gazeta e Komsomolskaya Pravda. Nello specifico hanno analizzato come questi media in mano al Cremlino abbiano trattato le rivolte di queste settimane.

I due giornalisti hanno notato che questi mezzi di informazione controllati da Mosca sostengono chiaramente la posizione ufficiale degli esteri nella loro copertura delle proteste. Il messaggio che hanno cercato di far passare è che il caos in corso a Kiev sia stato causato da un gruppo di rivoltosi, definiti sistematicamente come  “radicali”, “militanti” ed “estremisti”. Le forze speciali di polizia Berkut sono state spesso descritte invece come disarmate e come “l’unica istanza che impedisce che la situazione degeneri in guerra civile”.

L’emittente Russia-24 ha accusato i media stranieri di essere fortemente influenzati da pregiudizi e di mettere sotto pressione il governo ucraino. Questa emittente, fanno sapere gli autori del report, ha criticato l’occidente perché  “riferisce esclusivamente delle vittime tra i manifestanti” e “attribuisce la colpa di questi morti alla leadership ucraina”. Russia-24 non ha dato alcuno spazio a opinioni di stampo dissidente. Il 20 febbraio, ad esempio, ha trasmesso in diretta un’intervista telefonica con il parlamentare della Crimea Leonid Pilunskiy: in maniera totalmente inaspettata il politico ha ammesso che il governo, corrotto, “ha contribuito ad un peggioramento della situazione anche in Crimea” mentre “le barricate e i rivoltosi di piazza Maidan non minacciavano in alcun modo la sua regione”. La conversazione è stata interrotta bruscamente e l’emittente si è scusata del cattivo funzionamento del collegamento telefonico.

Channel One, che raggiunge il  98.8 % della popolazione, si è distinta particolarmente per il suo accanimento contro i rivoltosi. Un reporter ha affermato che era difficile trasmettere da Kiev perché in realtà “i gruppetti di cosiddetti dimostranti pacifici erano armati di manganelli, bastoni, mazze e non era possibile avere con loro un dialogo”. Quando questa emittente ha riferito dei momenti più violenti della sommossa pro-Europa in piazza Maidan si è limitata a trattare dei feriti tra le forze di polizia. I manifestanti sono stati definiti come  “aggressori” e descritti come una “massa di ubriaconi e drogati” in possesso di armi da fuoco.

Un altro canale televisivo sotto il controllo del governo russo, la Ntv, ha usato dei video per convincere i propri telespettatori che i rivoltosi fossero dalla parte del torto. Ha scritto, ad esempio, che i manifestati sparavano con l’intento di uccidere, mentre i soldati della divisione Berkut semplicemente si difendevano e usavano esclusivamente proiettili di gomma e granate stordenti. L’emittente mostrava scene di persone vestite con uniformi da poliziotto che sparavano con armi da fuoco. La voce che descriveva la scena fuoricampo, così commentava: “se si osserva da vicino, è chiaro che i ribelli hanno indossato le uniformi degli ufficiali della Berkut caduti nelle loro mani”.

Anche la carta stampata si è attenuta alla versione ufficiale del governo russo, secondo cui sono “gli estremisti radicali a distruggere l’Ucraina”. Rossiyskaya Gazeta ha ad esempio pubblicato fotografie dei  manifestanti sotto il titolo: “Arriva l’Unione Europea. Sostenuti dai rappresentati dei paesi occidentali, gli oppositori si trasformano in delinquenti”. La Komsomolaskaya Pravda, invece, uno dei quotidiani a maggior tiratura del paese, ha usato la retorica intimidatoria per il suo coverage, sostenendo che gli eventi di piazza Maidan fossero una minaccia diretta alla Russia mettendo in prima pagina questo titolo: “Dopo aver occupato l’Ucraina, i discendenti di Bandera hanno come obiettivo la Russia stessa”. Con l’espressione di “discendenti di Bandera” il giornale fa riferimento alla figura di Stepan Bandera (1909 – 1959), il leader del movimento nazionalista ucraino che contribuì già allora a polarizzare molto gli animi. Nella propaganda sovietica del tempo Bandera veniva quasi tacciato di fascismo.

Il giornale ha citato esclusivamente politici e commentatori russi conservatori, tutti concordi nell’affermare che dietro alle proteste ci fossero gli Stati Uniti, che complottavo al fine di assicurarsi “il diritto illimitato di dominare il mondo intero”. Gli intervistati si appellavano al presidente Yanukovich e gli chiedevano di usare “tutti i mezzi in suo potere per fermare lo spargimento di sangue e la guerra civile”. Il giornale ha anche organizzato un curioso sondaggio online in cui chiedeva ai lettori se a loro avviso“ i massacri di Kiev fossero da mettere in relazione al successo delle olimpiadi di Sochi”.

I redattori di Lenta.ru  hanno anche fornito un panorama del coverage dato dai media occidentali. Per quel che riguarda New York Times, Washington Post, Guardian, Cnn e Bbc è evidente che la valutazione degli eventi sia molto più cauta. Per esempio, il commento delle due emittenti durante la messa in onda dello stesso identico video di Ntv, citato in precedenza, affermava quanto fosse difficile stabilire a quale schieramento appartenessero i cecchini. Questi venivano semplicemente descritti come “persone che indossano un’uniforme, presumibilmente la stessa uniforme delle forze governative”.

I giornali occidentali hanno tenuto un comportamento simile a quello delle televisioni, evitando di saltare a conclusioni affrettate. Si sono infatti astenuti dall’attribuire chiare responsabilità ad uno o all’altro schieramento. Il New York Times, per esempio, ha pubblicato un commento di Romano Prodi in cui si legge: “molti, forse addirittura la maggioranza, dei manifestanti sono sinceri e desiderano solo un’Ucraina stabile e democratica. Ma è presente anche un fazione di violenti, che occupa i palazzi governativi e attacca gli ufficiali di polizia con armi ed esplosivi”.

Giudizi più severi sono arrivati solo da pochi mezzi di informazione. L’Humanité, giornale francese con simpatie comuniste, definiva senza mezzi termini la frangia più radicale dei rivoltosi di Maidan come fascisti che“erano lontani dall’essere manifestanti pacifici come descritti dai media”. Il tedesco Die Welt, al contrario, ha scritto che il presidente Yanukovich sarebbe dovuto comparire davanti ad un tribunale per l’assassinio di civili, morti combattendo per l’affermazione dei ‘valori europei’. E per concludere, The Economist ha attribuito tutta la responsabilità a Vladimir Putin con un lungo reportage intitolato: “L’inferno di Putin”, mentre il tedesco Bild scriveva che “tra tiranni vige la solidarietà”.

Per approfondire: “Ucraina: i media e le proteste”

Articolo tradotto dall’originale inglese “A Twist in the Tale. Russian Media and Ukraine”, tradotto da Alessandra Filippi

Photo credit: Alexandra Gnatoush / Flickr Cc

 

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