Ecco il decalogo del giornalismo online…

20 Marzo 2010 • Digitale, Giornalismo sui Media • by

Philip Meyer, autore di The Vanishing Newspaper, e Alan Rusbridger, direttore di Guardian Media e News, hanno aperto il secondo giorno della conferenza sottolineando entrambi la necessità di guardare all’informazione e al giornalismo online con occhi e mentalità puramente digitali. Cercare di trasporre quello che succede sulla carta all’online non può funzionare. In questa prospettiva Meyer ha sottolineato l’importanza di una professionalizzazzione giornalistica online. Negli Stati Uniti esistono già dei programmi di certificazione online per le scuole medie e le università. Così come l’importanza di porre degli standard di qualità che regolino e migliorino l’informazione online. In questa direzione vanno già siti come  Factcheck.org e Snopes.com. Alan Rusbridger parlando della sua esperienza al Guardian ha invece ribadito il concetto fondamentale del giornalismo online “Cover what you do best, link to the rest” di Jeff Jarvis e ha elencato i 10 principi del giornalismo online: 

 

1 Incoraggiare la partecipazione e invitare a rispondere 

2 Non si tratta di una inerta forma di pubblicazione “noi” verso di “loro” 

3 Incoraggiare gli altri ad iniziare un dibattito, pubblicare materiale o dare suggerimenti. Possiamo seguire così come condurre la comunicazione. Possiamo coinvolgere altri nel processo di pre-pubblicazione 

4 Aiutare a creare comunità intorno a interessi e temi comuni 

5 Aprirsi al web  ed essere  una parte di esso 

6 Aggregare e curare il lavoro di altri 

7 Riconoscere che i giornalisti non sono l’unica voce autorevole, esperta, interessante 

8 Aspirare ad esprimere e riflettere diversità ma anche a promuovere valori comuni 

9 Riconoscere che la pubblicazione può essere l’inizio del processo giornalistico e non la fine 

10 ‘Essere trasparente e aperto alle sfide e ai miglioramenti, incluse le correzioni, i chiarimenti e gli approfondimenti. 

Per Alan Rusbridger il giornale del 2020 non può essere che “the mutualized newspaper” un giornale in comune che si  basa sulla fiducia e sul coinvolgimento, un giornale in cui il confine tra giornalista e lettore è molto sottile, quasi inesistente. 

E se Rusbridger è completamente a favore del giornalismo online e dei social media, Philip Meyer nutre più di una perplessità nei confronti di internet. Come scrive Marcello Foa sul suo blog  Meyer teme che grazie al web e ai suoi effetti la manipolazione, diventi ancora più facile e invasiva perché internet incoraggia la specializzazione e in genere induce i lettori ad assecondare i propri interessi rendendoli  infallibili e tenaci nel proprio campo di competenza ma sprovveduti e dunque vulnerabili nel valutare le notizie generiche e la società in cui vivono. Le opinioni diventano superficiali e frammentate. Questo rappresenta un pericolo per la democrazia, perché riduce la capacità di giudizio  complessiva del popolo. 

Antoni Maria Piquè (sx) con José Garcia Avilés

 

In conclusione di questa seconda giornata vale la pena spendere ancora due parole su Antoni Maria Piquè – consulente di importanti compagnie mediatiche nell’America latina e professore associato della scuola di giornalismo presso la International University of Catalunya – che con la sua presentazione sul giornalismo online in Sud America è stato la rivelazione della giornata. Chi avrebbe pensato infatti che a Buenos Aires avesse sede il maggior competitor di Craigslist: OLX una piattaforma  di  annunci, inserzioni e pubblicità  online gratuita che nel 2009 ha fatturato 2,8 milioni di dollari. OLX é presente  anche in Europa, per esempio in Austria e in Germania. Poi ha fatto l’esempio del quotidiano sportivo Lance!,  con sede  a Rio De Janeiro,  tre edizioni regionali, una piattaforma multimediale radio, tv sportiva sul web e un magazine mensile.  Circolazione del cartaceo nel 2009: 140.000 copie al giorno. Visite sul sito: 8 milioni. Non meraviglia che – come ha detto Piqué- nessun giornalista di Lance! voglia lavorare per l’edizione cartacea anzichè  per quella online….. E per quanto riguarda il futuro del giornalismo anche lui è molto positivo, meno per i giornali cartacei. La carta e il processo di stampa e di distribuzione rappresentano il 70-80% dei costi, troppo per essere sostenibili. Per lui che è stato 20 anni un giornalista del giornale cartaceo il futuro del giornalismo è online e chi non si sbriga a guardare in questa direzione è perduto.

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