Una soluzione portoghese per l’innovazione del giornalismo

18 Dicembre 2019 • Editoria, Più recenti • by

Pete Linforth / Pixabay

“Harder, better, faster, stronger”: con ogni probabilità i Daft Punk non pensavano al giornalismo quando componevano uno dei loro pezzi di maggior successo, ma in un’era in cui i giornalisti devono affrontare sempre più pressioni per riuscire a piazzare una storia meglio e più velocemente di chiunque altro, le quattro parole che compongono il brano del duo francese sono diventate un motivo ricorrente nelle nostre teste. Sfortunatamente, poche redazioni riescono però a fornire ai loro giornalisti strumenti e risorse adatte a rispondere a una sfida del genere.

Il mondo continua a cambiare: ogni giorno, le testate giornalistiche ci assicurano di star cercando nuovi modi per connettersi ai propri lettori e per riflettere sul mondo in cui ci troviamo. Nonostante tutto, le redazioni sono ancora però spesso restie al cambiamento e continuano ad affidarsi alle strategie che hanno utilizzato per decenni. Anche una cosa piccola come utilizzare Slack al posto delle mail può richiedere anni per essere implementata. In Portogallo, ci sono molte testate in cui ancora non siede un data journalist, ad esempio. Se davvero si vuole innovare, quello che occorre è rompere questo ciclo e ripartire da zero.

Osare essere diversi
Noi giornalisti spendiamo ancora troppo tempo cercando di capire cosa è trending sui social media e a cercare di imitare le storie che sono già andate virali altrove. Siamo sotto pressione per tenere testa ai numeri: si possono ottenere grandi risultati di clik pubblicando una gallery di 10 immagini a settimana, ma questo significa anche che troppe volte facciamo le stesse cose, inseguendo le stesse storie o aggiungendo ben poco valore per i nostri lettori.

Invece di correrci dietro, potremmo produrre articoli e storie in modi più creativi e coinvolgenti. Per fare questo, però, dobbiamo scendere dalla ruota del criceto della sovrapproduzione di contenuti per darci più tempo per pensare. Dobbiamo anche darci la possibilità di osservare cosa avviene nel mondo in modi chiari, lucidi e più intelligenti. Se potessimo smettere di fare alcune cose, avremmo più spazio e risorse per iniziare a fare il nostro lavoro in modi più originali.

Sotto pressione per fare tutto
Il futuro è qui, continuano a dirci. Ma come possiamo realizzare l’innovazione se non ci sono forniti gli strumenti necessari a provare a fare cose diverse? Dai giornalisti oggi ci si aspetta che scrivano, scattino fotografie, producano video e che sappiano gestire i social media e se possibile tutto insieme e in modo integrato. Le redazioni, ad ogni modo, sono ancora molto riluttanti a mettere a disposizione le risorse migliori per questi obiettivi.

A pochi giornalisti viene dato un telefono, un registratore o un laptop dai datori di lavoro – e di sicuro non all’inizio delle loro carriere – e spesso è dato per scontato che lavorino con i loro strumenti. Se prendete questo aspetto, lo connettete ai salari bassi portoghesi e agli affitti alti delle città maggiori come Lisbona e Porto (dove hanno sede i media nazionali) e avrete il ritratto del tipico giornalista giovane portoghese.

Di certo, la capacità di adattarsi è sempre stato un prerequisito per un giornalista e lungo tutta la storia della professione, siamo sempre stati forzati a soddisfare le sfide poste dalle nuove modalità di distribuzione delle news. Quando la televisione fu inventata, ad esempio, molti prevedevano che questo nuovo medium avrebbe causato la fine della radio e, poi, quando Internet ha fatto la sua comparsa, molti prevedevano invece che la rete avrebbe affossato i giornali.

Senza dubbio Internet ha rappresentato una sfida cruciale per l’industria dei giornali. I lettori si sono abituati ad accedere all’informazione gratuitamente ed è dura, oggi, cercare di convincerli a pagare per il giornalismo di qualità. In Portogallo, ad esempio, secondo i dati dell’ultimo Reuters Digital News Report, solo il 7% del pubblico è potenzialmente pronto a spendere dei soldi per le notizie. E di sicuro questo non rappresenta un ottimo segnale per il futuro.

Progetti sponsorizzati
Ad ogni modo, è importante ricordarci che il giornalismo non è solo fornire informazioni di base. Al contrario, il giornalismo è sottomettere i potenti a scrutinio critico e dare alle persone gli strumenti necessari per prendere decisioni informate sulle loro vite e nei confronti di chi è al governo. Il giornalismo indipendente è vitale per la democrazia. E questo ha dei costi.

Screengrab from Publico's "A Europa Que Conta" special project

Il progetto speciale “A Europa Que Conta” è stato lanciato prima delle elezioni europee

Per evitare che le testate giornalistiche finiscano invischiate nella trappola della dipendenza finanziaria o sotto l’influenza di interessi politici o di altra natura, alcune grandi istituzioni (come l’Unione europea o Google) hanno messo a disposizione dei fondi per pagare specifici progetti giornalistici e ci sono già diversi esempi virtuosi che mostrano cosa si possa ottenere con questo tipo di sponsorizzazione.

Al mio giornale, Público, abbiamo creato un podcast giornaliero, P24, che offre i contributi di giornalisti e ospiti che discutono le news del giorno. P24 è stato inizialmente sponsorizzato da Google ed è stato un tale successo che il giornale ha deciso di tenerlo in vita anche dopo la fine del finanziamento. Non solo, si è anche deciso di lanciare altri podcast, creati con il contributo dei redattori di politica, esteri e sport.

Un altro progetto di Público, A Europa Que Conta, è stato invece sponsorizzato dal Parlamento europeo e ci ha concesso di pubblicare una dozzina di articoli sulla Ue, aiutando gli elettori a prepararsi per le elezioni.

Mettere in discussione gli approcci tradizionali
Una questione che è emersa in connessione ai progetti sponsorizzati è il bisogno di trasparenza attorno alla natura delle relazioni tra testate e finanziatori. Per mantenere la fiducia dei lettori, dobbiamo essere assolutamente chiari nel comunicare quali contenuti sono stati sostenuti da un contributo finanziario rivelando anche l’identità degli sponsor. Dobbiamo anche aiutare i lettori a capire la differenza tra contenuti sponsorizzati in cui il finanziatore ha voce in capitolo e il finanziamento di progetti in cui i giornalisti godono di piena autonomia editoriale.

Di recente abbiamo tentato un esperimento in cui abbiamo sostituito tutte le foto dell’edizione cartacea di Público con vignette disegnate da artisti portoghesi che hanno partecipato a una mostra. Questo è stato anche un modo per celebrare l’evento con un’edizione speciale del giornale, ma alcuni critici ci hanno fatto notare che questa scelta avrebbe segnato l’inizio della fine dell’uso delle foto nel giornale. Questo ci conferma che le nuove idee possono incontrare diversi ostacoli, specialmente quelle che sembrano mettere in discussione le concezioni tradizionali del lavoro giornalistico.

Il mondo è sempre in stato di flusso. Il futuro potrebbe anche già essere qui, ma era lo stesso ieri e sarà lo stesso anche domani. Ogni giorno inizia con opportunità fresche e nuove, cui adattarsi o da sfruttare per innovare. L’unica cosa che non cambia mai sono i principi fondamentali del giornalismo.

Articolo pubblicato originariamente in portoghese e tradotto dall’inglese

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