Il cambiamento di paradigma introdotto da internet nella creazione e distribuzione delle notizie non ha messo in discussione l’esistenza del giornalismo, ma la struttura tradizionale del sistema editoriale. Parte da questa affermazione, l’analisi di Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera intervenuto al convegno dell’Anso sull’evoluzione del mestiere dei giornalisti. L’innovazione tecnologica, prosegue De Bortoli, non rende superfluo il mestiere del giornalista, tutt’altro. Si tratta piuttosto di accettare la sfida al cambiamento e mettere in discussione le regole che hanno finora governato il sistema tradizionale.
Di fronte al mare magnum di notizie generate da una pluralità di fonti informative, aggiunge De Bortoli, il ruolo del giornalista diventa ancor più importante in quanto deve essere capace di tradurre il rumore indistinto in informazione essenziale. Con Internet – prosegue il direttore del Corriere – è stato smantellato il sistema di protezione, di ordine culturale, geografico e politico di cui godeva l’industria editoriale. La concorrenza è ormai trasversale all’intero sistema e la capacità di preservare e fidelizzare i lettori è oggi molto più difficile.
Il problema di fondo rimane la sostenibilità economica. Abbiamo fatto di tutto per svalutare il valore dell’informazione. Il peccato originale è stato renderla gratuita. Nessuno – dice De Bortoli – crede che la pubblicità possa da sola garantire l’operatività di strutture editoriali complesse.
Pur esponendosi a queste affermazioni, De Bortoli non indica quali possano essere le possibili soluzioni. Difficilmente i quotidiani italiani avranno il coraggio di sperimentare un modello a pagamento come quello introdotto dal New York Times, un tentativo il cui successo è ancora tutto da provare, ma che ha il merito di compiere un passo avanti nella ricerca di una soluzione che possa coniugare giornalismo di qualità con una domanda di informazione del tutto diversa dal passato.
Tuttavia, nonostante la profonda diversità rispetto al mercato americano, in Italia non esistono molte alternative. La carta è, e rimane, il motore economico del sistema editoriale ed è pura illusione, come del resto afferma anche De Bortoli, pensare che la sola pubblicità online possa sostenere un giornalismo che presenta dinamiche di fruizione sempre più orientate ad essere consumate attraverso il web. Il sogno di tutti è che nel lungo periodo l’iPad e i tablet possano equilibrare e compensare la perdita tendenziale delle copie cartacee.
Al Corriere, come indicato da De Bortoli, gli abbonati all’edizione digitale proposta su iPad sono attualmente 20 mila, circa il 5% del totale del venduto in edicola. Un risultato incoraggiante, ma da qui a ipotizzare un pubblico digitale alternativo e sostituivo alla carta stampata ce ne corre. Per quanto significativo possa essere il progresso dei lettori tablet occorrerà comunque rivedere la logica che governa il modello di fruizione delle notizie via web. Non esisterà un canale unico di erogazione dell’informazione, così come avveniva in passato. Esisteranno una pluralità di modelli distributivi, carta compresa, e ciascuno di essi dovrà fornire una quota di sostenibilità al sistema di produzione complessivo.
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