NewsGuard, la startup statunitense lanciata nel 2018 con l’ambizioso obbiettivo di fornire ai lettori di notizie una guida fidata sull’affidabilità dei siti di informazione che potrebbero considerare di visitare, si sta gradualmente diffondendo in tutta Europa. Alcuni editor dell’Ejo hanno dato un’occhiata a come il progetto è stato accolto in quei Paesi dove il servizio ha già assegnato dei voti alla maggior parte dei siti di notizie.
Gli analisti di NewsGuad hanno rivolto la loro attenzione ad un campione iniziale di paesi Europei durante il periodo delle elezioni europee a cominciare dal Regno Unito (ad aprile) e a seguire, Italia, Germania e Francia (a maggio).
Credibilità e trasparenza
Al momento della data di lancio ufficiale in ciascun Paese, NewsGuard mirava ad accertare la credibilità di una percentuale compresa tra il 70 e il 90% dei siti web di notizie. Un team di analisti valuta ogni sito in base a nove parametri qualitativi, cinque dei quali riguardano i contenuti e la linea editoriale. I restanti quattro riguardano invece la trasparenza in aree quali proprietà e potenziali conflitti d’interesse.
I parametri hanno un peso in base all’importanza ad essi assegnata, cosicché un sito possa ottenere una valutazione migliore raggiungendo un punteggio elevato in credibilità piuttosto che ottenendo un punteggio elevato in trasparenza. Un sito deve totalizzare almeno 60 punti (su 100) per essere valutato positivamente. Ogni sito riceve poi un’etichetta informativa, una recensione che indica in dettaglio per quale motivo ha ricevuto un certo rating e quali fonti impiega. Il tutto viene mostrato agli utenti grazie a un’estensione per i più popolari browser. Il modello di business di NewsGuard si basa sulla cessione in licenza delle valutazioni dei siti a piattaforme e motori di ricerca.
Diritto di replica
La politica di NewsGuard offre ai siti valutati il diritto di replica, sia prima che dopo la pubblicazione della recensione. Gli analisti di NewsGuard esprimono le eventuali obiezioni che potrebbero avere nei confronti dei siti interessati, dando loro la possibilità di rispondere e di modificare le loro routine di produzione secondo le osservazioni che ricevono. Secondo Steven Brill, co-CEO di NewsGuard, le recensioni sono fondamentalmente provvisorie e i responsabili del servizio si impegnano a coinvolgere i siti in fase di valutazione. “Siamo giornalisti, chiediamo sempre alla gente di dire la loro”, ha dichiarato Brill all’Ejo.
Brill sostiene che durante una prima valutazione, gli esperti di NewsGuard recensiscano negativamente una media di circa il 20-25% dei siti in ogni mercato nazonale. I punteggi vengono monitorati e diversi siti – tra cui l’inglese Mail Online– sono stati aggiornati positivamente dopo aver preso contatto con NewsGuard per discutere del loro rating. “Circa un quarto dei siti che abbiamo recensito, dopo aver discusso con i nostri esperti, ha modificato una o più delle sue procedure per migliorare il loro modo di fare giornalismo, il che è per noi motivo di grande soddisfazione”, ha spiegato Brill. Sul sito di NewsGuard le recensioni vengono aggiornate regolarmente.
Una “fabbrica della fiducia”
I siti che hanno ottenuto una valutazione negativa da parte di NewsGuard hanno, forse prevedibilmente, contribuito a screditare l’intero progetto. Il sito web dell’alt-right Breitbart – che attualmente non soddisfa quattro dei criteri di qualità – ha definito NewsGuard come “l’ultimo sforzo dei media istituzionali di mettere i siti di media alternativi su una lista nera”. I responsabili di RT (precedentemente Russia Today) – il cui sito in lingua inglese al momento non soddisfa cinque categorie e quello in lingua tedesca sei – hanno definito NewsGuard come un “plugin per la censura” e un “plugin per un browser orwelliano”.
Alcune riserve sono state espresse anche da delle testate che nel processo di valutazione di NewsGuard non se la sono cavata poi tanto male. Un articolo pubblicato dalla rivista online Slate – che ha ottenuto un punteggio esemplare soddisfando tutte le nove categorie – faceva riferimento in modo alquanto pungente allo sviluppo di una possibile “fabbrica della fiducia”. Lo specialista in tecnologia di Slate, Will Oremus, ha rimarcato che decidere chi dovrebbe essere l’arbitro finale della credibilità di una testata è una questione spinosa , in quanto “anche i migliori arbitri sono soggetti ai propri pregiudizi e alle pressioni esterne”.
Anche il quotidiano francese Libération – che, secondo la valutazione di NewsGuard “generalmente mantiene degli standard minimi di credibilità e trasparenza” – ha espresso dubbi in merito agli stretti legami del progetto con l’industria pubblicitaria, puntualizzando che uno dei principali investitori della società è proprio il colossale gruppo pubblicitario francese Publicis.
Un approccio apolitico
Un buon numero di giornalisti esperti che sono stati reclutati come consulenti e redattori da NewsGuard insistono che il metodo impiegato sia assolutamente imparziale. Richard Sambrook, direttore del Centre for Journalism presso l’Università di Cardiff e consulente per NewsGuard nel Regno Unito, ha enfatizzato la natura apolitica del progetto.
Sambrook ha dichiarato all’Ejo che “anche se sono state fatte alcune accuse informali di interferenze o propensioni politiche, non ho visto alcun tipo di prova e ho piena fiducia nell’indipendenza e nella validità del metodo di NewsGuard”. Chine Labbé, analista per le operazioni francesi di NewsGuard che ha precedentemente lavorato per Reuters a Parigi, ha dichiarato a Libération: “non consideriamo se un sito è di destra o di sinistra, a favore dell’Europa o meno. Non ci interessa. Ma se ci fossero dei bias, questi dovrebbero essere esplicitati al lettore. La cosa più importante è la trasparenza”.
Uno strumento per i lettori
Angelo Paura, un membro del team responsabile di recensire i siti Italiani, ha dichiarato all’Ejo che lo scopo di NewsGuard di aiutare i lettori a trovare la rotta in un mare stupefacente di fonti d’informazione era ciò di cui c’era un disperato bisogno nel mercato italiano dei media: “NewsGuard è uno strumento necessario per combattere i livelli record di disinformazione in Italia. La nazione è presa di mira della propaganda russa e da altre terze parti che desiderano diffondere odio e disinformazione con lo scopo di dividere i cittadini e indebolire la democrazia. NewsGuard non fa da filtro, è uno strumento che fornisce ai lettori del contesto per conoscere meglio le fonti delle notizie che consumano”. Paura ha anche ribadito ciò che anche Brill sosteneva a proposito del servizio offerto da NewsGuard e dei vantaggi che questo apporta rispetto all’affidarsi ad algoritmi per separare “il grano dalla paglia”.
Principi giornalistici
NewsGuard è stato nel complesso apprezzato dagli esperti di media in diversi paesi Europei. Matteo Scanni, Direttore della Scuola di Giornalismo all’Università Cattolica di Milano e curatore del festival DIG Awards, ha dichiarato all’EJO che la forza di NewsGuard risiede nel basarsi sui principi fondamentali del giornalismo: “servizi come quello fornito da NewsGuard, che si basano sulla condivisione di informazioni, possono contribuire in modo significativo a un dibattito che richiede impegno e attenzione costante. Uno degli aspetti più interessanti di NewsGuard è il sistema di filtraggio delle notizie, che avviene grazie all’applicazione dei principi classici del giornalismo: riunioni di redazione per stabilire i siti da recensire, analisi approfondita dei loro punti di forza e di debolezza e applicazione dei nove principi di affidabilità”.
Molti opinionisti tedeschi hanno invece manifestato dei dubbi riguardo il valore di NewsGuard come strumento per l’educazione mediatica. Philipp Müller, uno studioso di media all’università di Mannheim, ha dichiarato alla Süddeutsche Zeitung che il progetto sembra fondarsi sul presupposto che i consumatori di notizie non siano in grado di valutare da soli l’affidabilità dei siti web che visitano, nonostante che degli studi recenti abbiano dimostrato che la maggior parte dei lettori sia in grado di farlo con una certa sicurezza.
Nessun monopolio sulla verità
Tale prospettiva è stata supportata da Lena Frischlich, una ricercatrice dell’università di Münster specializzata nella diffusione della propaganda online. Frischlich ha detto all’Ejo che ci sono prove a sostegno del fatto che “gli utenti non sono poi così male a valutare la credibilità di siti di notizie alternativi e affermati”. Frischlich è d’accordo sul fatto che NewsGuard possa fornire un punto di partenza utile per le parlare di educazione mediatica nelle scuole, anche se ha puntualizzato che le recensioni di NewsGuard “non potranno e non dovrebbero mai sostituirsi al pensiero del lettore”. Ma l’opinione comune sembra essere che NewsGuard possa effettivamente aiutare ad affinare le capacità critiche degli utenti.
Christoph Neuberger, uno specialista di comunicazione all’Università Ludwig Maximilian di Monaco, ha invece dichiarato alla Deutschlandfunk, il servizio pubblico tedesco, che, mentre è troppo aspettarsi che un solo sistema possa eliminare con successo il problema della disinformazione online, nel caso di NewsGuard “la trasparenza, la condivisione dei criteri impiegati e il fatto che gli errori possono essere corretti può aiutare gli utenti a imparare a gestire le notizie e a riconoscere che su Internet nessuno possiede il monopolio della verità”.
Scritto da:
Paula Kennedy, Editor inglese dell’Ejo, Reuters Institute for the Study of Journalism (RISJ), University of Oxford
Hanno collaborato:
Tina Bettels-Schwabbauer, Editor tedesca dell’Ejo, Erich Brost Institute for International Journalism, Dortmund
Philip di Salvo, Editor italiano dell’Ejo, Institute of Media and Journalism, Università della Svizzera italiana, Lugano
David Gerber, Editor francese dell’Ejo, Académie du journalism et des médias (AJM), University of Neuchâtel
Kornélia R. Kiss, Research Fellow dello European Journalism Fellowship scheme presso la Freie Universität Berlin
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