La crisi dei migranti rappresenta una sfida per il giornalismo in tutta Europa e ha costretto le redazioni a interrogarsi su come dare notizia di un fenomeno così complesso in modo preciso e senza cadere in facili stereotipi o, al contrario, in un’eccessiva freddezza cronachistica e statistica. La Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili (Cild) ha lanciato nelle scorse settimane Open Migration, un sito che si occupa di questo tema puntando sull’accuratezza dell’informazione.
“Abbiamo notato una mancanza di prospettiva nella narrazione mediatica, mancava qualcosa che ancorasse gli eventi a quanto succedeva nei paesi di provenienza, agli effetti di lungo termine che questi flussi hanno sui paesi di arrivo, all’attuale situazione geopolitica del Medio Oriente, fino ai modelli di convivenza e alle politiche migratorie dei paesi europei”, dichiara Andrea Menapace, Executive Director di Cild e Direttore di Open Migration, spiegando le ragioni alla base del progetto. Open Migration pubblica articoli e approfondimenti di “data journalism” – basati ovvero sull’analisi statistica e sulla rielaborazione dei dati disponibili – come la recente inchiesta sul numero di stranieri realmente detenuti nelle carceri italiane ed europee. Il progetto punta anche a fare del fact-checking su quanto viene dichiarato dalla politica e dai media.
L’analisi sulla copertura mediatica riservata alla crisi dei migranti in 8 paesi europei svolta dell’Osservatorio europeo di giornalismo (Ejo) dell’Usi di Lugano ha mostrato come l’attenzione della stampa sui migranti sia stata un ottovolante, influenzato da singoli fatti e poco coerente nel fornire la fotografia di stava accadendo. “Credo che questa crisi, nonostante i suoi numeri drammatici fin dai primi mesi del 2015, abbia colto di sorpresa molte testate e che inizialmente sia prevalsa la solita copertura sensazionalistica”, sostiene ancora Menapace, “e che l’attenzione dei media si sia poi concentrata quasi esclusivamente sugli sbarchi e sulle tragedie avvenute al largo delle coste italiane e greche. Condite spesso da qualche fatto di cronaca nera – vero o presunto – che potesse validare la tesi che l’invasione fosse ‘barbarica’, cosi cara a certa stampa e tv”.
Open Migration vuole essere uno strumento di comprensione a disposizione dell’opinione pubblica, ma anche delle redazioni, cui spesso mancano le risorse per svolgere ricerche accurate e analisi ad ampio respiro. Una prima risorsa è fornita dalla dashboard aggiornata in tempo reale con i dati sugli sbarchi dell’Unhcr, visualizzati in grafici e mappe di semplice lettura. Open Migration, quindi, si muove in un terreno ibrido tra giornalismo e advocacy che Menapace definisce in modo efficace: “ci sentiamo un progetto giornalistico nel metodo e di advocacy nel fine ultimo”.
Il team di Open Migration, composto in grande parte da giornalisti, è anche a disposizione per collaborare con altre testate che vogliono approfondire il tema delle migrazioni o produrre indagini di data journalism: “per noi questo aspetto è fondamentale”, spiega Andrea Menapace, “possiamo essere sinergici e offrire loro un grado approfondimento che le attuali redazioni – sempre piu’ stringate – non possono permettersi, nemmeno quando hanno ottimi giornalisti che sanno fare molto bene il loro lavoro”.
Articolo pubblicato originariamente sul Corriere del Ticino il 2 febbraio 2016
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