I giornalisti non capiscono cosa stia realmente succedendo, “Journalists just don’t understand their business”, non capiscono come sia effettivamente cambiato il mercato. E’ questa in buona sostanza la provocazione contenuta nel nuovo rapporto sul giornalismo digitale prodotto dalla Columbia University dal titolo “The Story So Far: What We Know About the Business of Digital Journalism”. Risulta evidente, affermano gli autori del rapporto, che molti settori dell’industria editoriale hanno reagito con lentezza ai cambiamenti introdotti dalla progressiva affermazione delle tecnologie digitali. Tuttavia, il fatto positivo è che quanto fino ad oggi accaduto permette di ripensare l’assetto delle organizzazioni editoriali tradizionali. Vi sono segnali promettenti che lasciano intravedere la possibilità di compiere la transizione verso un modello industriale profondamente diverso dal passato fondato su processi flessibili, caratterizzati dalla velocità di creazione e distribuzione dei contenuti e, non ultimo, dalla possibilità di mettere le basi a un sistema in grado di generare profitti.
Nessuno mette in discussione la centralità della carta. Nessuno può immaginare una sostenibilità economica in assenza del prodotto più profittevole che, per quanto in progressivo declino, genera ancora una media di circa l’80%-90% dei ricavi globali. Ma la redditività cartacea deve essere utilizzata per investire progressivamente sulle piattaforme digitali e rispondere alla costante trasformazione della domanda sollevata dal pubblico.
Il successo economico dipende dalla capacità di valorizzare il contenuto proposto in modalità digitale. Nulla di più sbagliato nel seguire l’approccio copia e incolla adottato in larga misura nelle versioni web journal di prima generazione, quando i contenuti proposti erano in massima parta costituiti da materiale prodotto sulla carta. Non a caso dallo studio emerge con chiarezza che le storie che attraggono più visitatori sono, generalmente, quelle che sono state pensate in base a un modello di consumo digitale.
Deve essere ridefinito la relazione tra il lettore e la pubblicità. I giornali, si afferma nello studio della Columbia University, non possono competere con la logica di volume che governa il businesss delle internet companies. La corsa alla ricerca di un sempre più alto numero di visitatori deve essere coerente con una ricerca di valorizzazione delle notizie proposte. Significa puntare a incrementare il numero di page per view e il tempo di permanenza media sul sito.
Le grandi organizzazioni dovrebbero riuscire a rendere indipendenti le strutture online da quelle cartacee, soprattutto per quanto riguarda la parte commerciale. L’efficacia di un’azione di vendita sulla componente digitale si rivela più alta in quelle organizzazioni che hanno iniziato a creare entità separate. Il rischio in assenza di un approccio indipendente è che le strutture tradizionali frenino la crescita potenziale del business digitale.
Il rapporto giornalista-lettore deve infine cambiare radicalmente in funzione delle possibilità di condivisione dell’informazione contenute nel sistema digitale. Altrettanto importante è la capacità di sperimentare le potenzialità delle tecnologie emergenti. L’iniziativa di successo può nascere soltanto da innumerevoli insuccessi. Sono gli errori che portano i giornali a individuare la formula corretta per sostenere le nuove sfide che accompagnano la trasformazione del mercato editoriale.
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