RCS MediaGroup è al centro dell’attenzione ormai da mesi, tra conti in bilico, come la stragrande maggioranza dei gruppi editoriali, e relative ristrutturazioni non passa giorno senza che il colosso di Via Solferino faccia notizia emblema, in qualche modo, dell’attuale fase dell’industria dell’informazione o, meglio, di quella che una volta lo era.
I risultati annuali del 2012 ed il tanto atteso piano di sviluppo 2013-2015, resi pubblici recentemente, consentono di approfondire la questione al di là di opinioni e polemiche.
Secondo i risultati annuali dell’anno scorso complessivamente più che le diffusioni sono i ricavi pubblicitari a soffrire maggiormente con i quotidiani italiani a calare nella raccolta del 13,5% e, soprattutto, quelli spagnoli a registrare una flessione del 21,1%. Riduzione che si accompagna ad un calo della divisione periodici del 19,9%. Nell’insieme i ricavi dei quotidiani italiani registrano il -11,2% dei ricavi, quelli spagnoli il -16,3% ed i periodici scendono del 19%. Minori le perdite dell’area libri con un calo dei ricavi dell’8,5% e la parte Rizzoli International addirittura in crescita del 7,9%. Il consolidato del gruppo vede un calo dei ricavi da vendite del 10,3% e delle revenues pubblicitarie del 16,4% per una flessione generale che si assesta al 12,7%.
Contestualmente ai conti del 2012 è stato pubblicato il piano strategico di sviluppo di medio termine per il triennio 2013-2015.
Oltre alla dismissione della aree non-core, con la vendita ormai certa di numerose testate dell’area periodici di RCS, e contenimento dei costi organizzativi che dovrebbero portare ad una riduzione degli organici di circa 800 unità tra Italia e Spagna, lo sviluppo è fortemente incentrato sul digitale.
Qualità, prestigio, indipendenza e rilevanza i quattro pilastri dello sviluppo del gruppo. Lean organization, con il passaggio ad una visione digital first che include un’evoluzione da una redazione al 90% dedicata al cartaceo ad una al 100% multimedia, e una crescita attesa dei ricavi dal digitale dall’attuale 9% (nel 2012 i ricavi da advertising online sono stati il 17,7% del totale per i quotidiani italiani ed il 22,3% per quelli spagnoli) al 21% del totale nel 2015 mentre le revenues pubblicitarie del digitale dovrebbero nelle attese raddoppiare passando dal 17 al 33%. Meno accentuato il peso dei ricavi dalle vendite nel digitale che dovrebbero assestarsi al 15% del totale contro l’attuale 5%. Atteso un calo del 3% per i ricavi dalle vendite del cartaceo.
Discontinuità che si fonda su una forte accelerazione verso la multimedialità e l’internazionalizzazione basata sui seguenti elementi chiave e obiettivi economici:
– Focus sull’innovazione editoriale e sul rafforzamento qualitativo dei power brand, anche grazie a contenuti editoriali di qualità creati “nativamente” digitali.
– Sviluppo ed ampliamento digitale dell’offerta per potenziare l’esperienza editoriale del lettore.
– Focalizzazione del portafoglio verso le aree di business in cui RCS può esprimere una solida leadership.
– Forte presidio della marginalità con focus sul recupero di efficienza anche attraverso significative riduzioni di costi non solo per quanto attiene il personale, il costo del lavoro.
– Dismissioni di attività “non core” (come già segnalato)
Sono due fondamentalmente, al di là dei dettagli, gli aspetti salienti. Da un lato esiste un modello di business nel digitale, una visione di quali possano essere le aree di sviluppo ed il percorso da seguire, e, dall’altro lato, per differenza, la conferma che nel medio periodo la gran parte dei ricavi continuerà a derivare, ad essere generata dal cartaceo, generando immagino sconforto tra coloro che proclamano un giorno sì e l’altro pure l’imminente morte dei giornali. Comunque la si pensi si tratta di una notizia non trascurabile su entrambi i fronti.
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