per.corsi, luglio 2012
Nell’ambito dell’innovazione tecnologica e multimediale che sta interessando il mondo dei media a livello globale la SRG SSR, (Radiotelevisione svizzera di servizio pubblico ), in particolare con il nuovo mandato di Roger De Weck, e la Rsi (Radiotelevisione svizzera di servizio pubblico di lingua italiana) raccolgono la sfida del cambiamento con la messa in campo di nuovi progetti, nuovi strumenti e nuove modalità di comunicazione atti a creare un dialogo diretto tra l’azienda e i suoi giornalisti da un lato, e il pubblico dall’altra. A questo proposito, per capire meglio e vedere più da vicino che cosa bolle in pentola e quale è la strada che il servizio pubblico ha deciso di intraprendere per stare al passo con i tempi, e quali saranno le novità che interesseranno il pubblico, abbiamo intervistato Roberto Pomari, responsabile Sviluppo Aziendale Rsi, e Camilla Contarini, responsabile del settore social media.
Intervista a Roberto Pomari
Che cosa si intende quando si parla di strategia multimediale della Rsi?
Prima di tutto il tema dei multimedia è una specie di contenitore, è un contenitore di temi che andrebbero diversificati secondo due categorie: da un lato abbiamo quella che è l’offerta web tramite www.rsi.chche come design è in via di ridefinizione. In base ad uno studio strategico fatto in autunno abbiamo stabilito delle priorità d’offerta soprattutto per quanto riguarda la homepage, a pagina di apertura del nostro sito he si trasformerà progressivamente da uella che è una presenza più di tipo stituzionale, con contributi di informazione n primo piano, ad una pagina più viva che farà riferimento in modo anche più diretto e più accattivante, e anche dal profilo operativo in modo più conviviale, ai contenuti specifici della nostra offerta televisiva e radiofonica. Questa è la fase di redesign, poi stiamo definendo tutti i sistemi di dialogo fra le varie entità coinvolte, cioè andiamo a pescare in modo automatizzato tutti i dati video piuttosto che le trasmissioni radiofoniche, integrandoli e presentandoli in base ad un progetto editoriale. Un progetto editoriale che è stato varato un anno e mezzo fa e che arriverà a compimento con la realizzazione di questa nuova homepage.
Quando sarà visibile?
Il progetto è in fase di avanzata realizzazione e gli utenti si accorgeranno dei risultati nel corso di fine estate – inizio autunno grazie alla nuova homepage: cambierà la colorazione e ci saranno tutta una serie di aspetti che miglioreranno anche a livello di esperienza, specialmente la navigazione.
Dunque la strategia prevede un nuovo sito Rsi. E poi?
Come accennavo all’inizio, per quanto riguarda la seconda categoria abbiamo la vasta galassia della diversificazione che costituisce tutto quel mondo dove il patrimonio di quei contenuti che noi oggi produciamo sostanzialmente per una erogazione lineare entra in una dimensione che possiamo definire delinearizzata: cioè come offrire – dallo smart phone fino agli schermi interattivi che saranno connessi – contenuti specifici adattati a queste modalità di fruizione che sono in continuo e perenne cambiamento in funzione di quelli che sono i trends, le interfacce oppure gli apparecchi che compaiono sul mercato. E lì abbiamo già un progetto importante sul quale la Rsi sarà impegnata a partire dal 2013. Si tratta del progetto della HbbTv che è l’acronimo che sta per Hybrid Broadband Broadcast Tv cioè una televisione che fa riferimento a contenuti specifici non solo derivanti dall’erogazione del canale tradizionale che è il canale lineare, ma in più ci sono delle aggregazioni di contenuti che permettono all’utente, tramite connessione online del televisore, di accedere a tutta una serie di servizi supplementari.
Ci sarà una programmazione ad hoc?
Ci vuole un presidio editoriale specifico perché ci stiamo accorgendo che non è tutto oro quello che luccica, ci vuole una competenza specifica a livello editoriale per configurare questi prodotti in funzione delle piattaforme sulle quali avviene la fruizione e ci vogliono delle soluzioni tecniche che permettano questo tipo di automazione di flussi di erogazione del contenuto. Cioè dobbiamo eliminare il più possibile i processi manuali e automatizzare i processi di alimentazione di queste piattaforme.
Quindi la sfida si gioca su due piani?
Sì. La televisione ibrida è un progetto nazionale. Poi ci sono una serie di aree dove giochiamo partite interessanti che riguardano l’accesso ai nostri prodotti configurati e adattati a seconda della piattaforma. Le cito un esempio: stiamo ridefinendo tutta la nostra landing page nello store di Itunes e abbiamo constatato che abbiamo delle lacune e delle inadempienze per quanto riguarda l’offerta dei nostri prodotti podcast e lì siamo riusciti a creare un rapporto diretto con la Apple in modo da arrivare a fine estate con un’offerta nuova e migliore.
Ma non è tutto…
Stiamo sviluppando delle soluzioni tecniche che permettano la massima flessibilità di interfacciamento con nuove piattaforme. Abbiamo un vantaggio importante alla Rsi: con il lato produzione dove ho avuto l’onore e il piacere di lavorare per quasi un ventennio avevamo già pre-configurato insieme a Marco Derighetti un progetto abbastanza coraggioso rispetto ai tempi in cui l’avevamo deciso, ed era quello di spostare tutta la produzione su file. Da cui è derivato un approccio totalmente nuovo alla gestione dei sistemi di movimentazione dei contenuti che vengono prodotti tecnicamente dalla Rsi, che è basato su dati informatici su file. Le strutture tecniche sono state adeguate e oggi abbiamo una predisposizione del nostro sistema produttivo che è molto interessante proprio per questi sviluppi.
Dunque si sta andando in una nuova direzione?
Sì, soprattutto grazie alla creazione di tutte queste nuove piattaforme. Quello che a noi manca sostanzialmente è un consolidamento organizzativo di questo canale, si tratta di un processo che si definirà nel corso del tempo. Poi, e questo è il cappello che sta su tutto, molto dell’applicazione della nuova strategia dipenderà dalla nuova offerta della Ssr che verrà discussa nella sua versione finale dal consiglio d’amministrazione della Ssr il 26 giugno* per approvazione. E questo è un documento chiave, in base a questa strategia dell’offerta la Rsi dovrà strutturare la propria e organizzarsi di conseguenza. Dunque il ragionamento diventa anche molto ampio e soprattutto armonizzato con quanto accade nel resto della Ssr.
In quest’ottica anche la Legge federale sulla radiotelevisione che verrà ridiscussa in autunno ha un suo peso?
Sì, la legge in questione risale a cinque anni fa. Evidentemente nel contesto dei media elettronici odierni una legge che era già vecchia quando venne pubblicata e nella quale si parlava di internet, nemmeno di web presentandolo come un’offerta sussidiaria nella quale la Ssr doveva avere una presenza marginale, pensando al mondo d’oggi uno dice: ‘beh qui c’è qualcosa che sta cambiando’.
Un esempio concreto?
Ci sono un po’ di corollari noti che la Ssr sta negoziando da quasi due anni con gli editori della carta stampata su mandato della Consigliera Federale Leuthard, una forma di accordo che permetta alla Ssr comunque di gestire una parte della pubblicità online. Non dimentichiamo che i proventi pubblicitari sull’online stando alla concessione odierna non ci sono consentiti mentre invece evidentemente per gli editori privati diventa sempre più strategico e importante avere questo sfogo sulla pubblicità online. Io credo che tutto sommato questi siano dei momenti di crescita e di grossissime opportunità. Ci sono dei temi tecnologici, dei temi editoriali, e ci sono dei temi organizzativi importanti che vanno affrontati. È chiaro che la struttura odierna è fatta e orientata in base all’erogazione dei prodotti televisivi e radiofonici e come tale continua a lavorare. L’offerta online conformemente a quanto stabilisce la concessione è un’offerta parallela e non principale.
Rimarrà così?
Ma io credo che con l’aumento della televisione ibrida e l’espansione del digitale bisognerà anche fare un ragionamento sulla nostra organizzazione editoriale. E questo avrà anche una ripercussione a medio termine su quella che è la nostra allocazione di risorse. Bisogna pensare che in tutto questo quadro non è che la Ssr possa muoversi chiedendo un aumento del canone, anzi il canone in virtù di questa situazione sempre meno diventa il canone radiotelevisivo e sempre più si sta orientando verso una specie di media tax, flat tax che viene prelevata perché chiaramente con il proprio smart phone si può accedere ai contenuti prodotti dalla Ssr nell’ambito radiotelevisivo.
Dunque l’innovazione porta con sé anche un problema di risorse?
Dovremmo riallocare le risorse esistenti, cercando di ottimizzare e razionalizzare, di avere dei guadagni di produttività su determinate attività che cambieranno anche in modo decisivo il modo di lavorare delle persone. E diciamo che sul presidio redazionale siamo solo agli inizi. A livello di personale, è chiaro, ci sono delle questioni di competenze, ci sono dei temi legati allo sviluppo delle competenze delle persone coinvolte che vanno dal giornalista che deve avere delle capacità basate sul fatto che con una storia da raccontare dovrà capire come bilanciare gli equilibri delle varie piattaforme di erogazione -per cui una storia si presta di più alla radio, alla tv, al web,..- insomma è un mix non facile.Quello che è vero è che noi ci stiamo trasformando da una azienda che erogava un segnale con dei contenuti, a un fornitore di contenuti, quindi dovremmo pensare al giornalista che diventa configuratore di pacchetti di contenuto che avranno delle declinazioni diversificate anche con delle modalità diversificate. E lì nascono veramente dei momenti dove bisogna anche ripensare l’organizzazione del flusso e anche il fatto dell’investimento necessario per arrivare a questi risultati.
Torniamo per un attimo al sito Rsi. Il servizio di news diventerà più importante?
Certo, direi che l’informazione è un po’ il cuore della nuova offerta e in particolare le news. Dopo tutto, questo corrisponde alle possibilità di investimento e di risorse che abbiamo. Nello studio strategico che abbiamo fatto l’autunno scorso abbiamo individuato che i contenuti principali sono informazione, sport e meteo. E questi sono dati importanti che ci confermano che dobbiamo essere bravi a gestirli, e ciò vuol dire prestare attenzione al refresh delle notizie, quindi non lasciare pubblicato un fototesto per sette ore; aumentare il valore di aggregazione del contenuto vuol dire che una notizia data come briefing news poi cresce nell’ambito della giornata.
Sito web, interazione: la Rsi che visione ha?
Quello che dobbiamo capire è che il giornalista o chi lavora sul web si confronterà sempre più spesso direttamente con l’utente. Ci guardiamo ad altezza uomo, si crea una sorta di dialogo da cui deriva una componente social. Questa evidentemente è una scelta anch’essa di prossimità digitale, noi abbiamo una prossimità fisica che si declina sull’offerta lineare …però prossimità digitale cosa vuol dire?.. significa prossimità di accesso a un servizio e quindi il giornalista di domani dovrà anche avere la forza di sostenere un dialogo con l’utente. Già oggi è così.
Intervista a Camilla Contarini
I social media in RSI quando sono stati introdotti?
“Si è iniziato a parlarne nel 2008, ma l’implementazione vera e propria è arrivata a settembre 2011, con l’apertura della prima pagina istituzionale. Soprattutto per la volontà di comunicare meglio con il pubblico, di essere sempre più un’azienda aperta al dialogo. In modo da dare alla RSI la possibilità di parlare con il pubblico, e al pubblico di parlare con la RSI. Non che questo già non avvenisse, ma i social media facilitano il contatto in modo straordinario”.
Forse anche per attirare un pubblico più giovane?
“Certo. Ma l’obiettivo principale è interagire con il pubblico in tutti i modi possibili, quindi anche esplorando questi nuovi strumenti”.
Quando si parla di social media, si intendono facebook e twitter?
“Esatto. E anche Youtube, che per il momento è soprattutto un contenitore di video. Non ha un palinsesto proprio, viene usato in casi particolari, alcuni eventi per esempio… oppure vi si possono trovare i video della serie Frontaliers. E il 10 giugno è partito il primo progetto “social” della cultura, “In volo con un’ape”.
“In volo con un’ape”…di che cosa si tratta?
“È il titolo di un documentario che racconta la storia di un’Ape Piaggio azzurra che, con una troupe a bordo, percorre il tragitto dalle sorgenti del fiume Rodano fino al mare. L’obiettivo è raccontare la vita lungo il fiume dando voce ai personaggi che vi si incontrano”.
Che cosa lo rende un progetto social?
“Il progetto ha una pagina facebook, un diario che ogni giorno viene aggiornato con testi, foto e video. Il regista , Michelangelo Gandolfi, e i suoi collaboratori raccontano il loro viaggio, e il pubblico può diventare parte attiva della creazione del documentario, vivere le avventure della troupe, interagire con loro. Il bello è che la pagina diventa anche uno strumento di lavoro. Ad esempio, fra i personaggi incontrati c’è un meccanico che fa parte di un gruppo di appassionati di Ape sparsi per il territorio. Lui ha avvisato i suoi amici del viaggio dell’Ape, e la pagina facebook è diventata il punto di riferimento sia per seguire l’avventura, sia – per i nostri – per trovare il meccanico giusto in caso di problemi tecnici.
Come è nato?
“Da una proposta del regista. Come coordinatrice ho convinto il produttore dell’importanza della pagina, e il produttore a sua volta si è creato un account facebook (che prima non aveva) per poter seguire i suoi. In azienda tutti comprendono il potenziale dei social, ma non tutti li padroneggiano a sufficienza. Specialmente ai livelli più alti. Il mio, quindi, è anche un lavoro di sensibilizzazione”.
Tu Camilla sei la community manager della RSI?
“Sì, il mio è un ruolo nuovo che è stato creato a settembre. Gestisco le pagine istituzionali su fb e youtube, coordino l’apertura di altre pagine e diffondo all’interno dell’azienda una cultura “social” spiegando ai giornalisti le potenzialità di questi strumenti e come usarli”.
Facebook: c’è una pagina sola RSI o ve ne sono diverse?
“Ci sono le pagine istituzionali, ma anche pagine di rete, (Rete Tre, Rete Uno) e di diversi programmi. Le pagine RSI ospitano post legati ai programmi ma anche temi istituzionali, dal digitale alla CORSI; c’è un po’ di tutto, diciamo. Ma l’obiettivo è creare community diverse: che tu sia un fan di Rete Tre oppure ti piaccia parlare di cucina con Piatto Forte, potrai entrare nella “tua” comunità. Ma non tutti i programmi sono adatti, diciamo così, ai social media. Molti vorrebbero avere una pagina non perché davvero interessati a interagire con il pubblico, ma perché vedono facebook come un’opportunità per farsi pubblicità. Ma nei social media fare “solo” promozione è controproducente… Ecco, spiegare queste cose è un altro dei miei compiti.
A proposito di sito RSI, presto cambierà?
“Non vediamo l’ora che arrivi il nuovo sito: si parla già di web 3.0, mentre noi siamo ancora fermi all’1.0! Diversi programmi sentono la necessità di essere più interattivi e pensano che la risposta siano i social media, ma a volte non si rendono conto che avere sia una pagina del sito sia una pagina facebook vuol dire raddoppiare il lavoro. In realtà spesso la soluzione giusta per loro sarebbe un uso ottimizzato e più interattivo del sito RSI”.
Le pagine social richiedono dedizione?
“Certo! Devono essere aggiornate costantemente, altrimenti non funzionano. L’utente su fb cerca un rapporto “umano”, mentre chi non sa bene come funzionano i social è portato a pensare che basti pubblicare una qualsiasi notizia al giorno…
Parliamo un po’ di twitter che per il lavoro giornalistico diventa sempre più importante.
“La strategia su twitter per adesso è limitata alle news. La “vecchia”pagina twitter, alimentata automaticamente con le notizie del teletext, è diventata un “widget” – un’interfaccia grafica – ideale per contenuti destinati a tablet e mobile. E questo è un punto forte, perché più del 50% degli utenti accedono via mobile.
I giornalisti RSI usano twitter?
“Ce ne sono diversi. Ed è importante che ci siano, perché rappresentano la componente “umana” dell’informazione, sono loro che creano i rapporti con il territorio. E stanno aumentando giorno dopo giorno, tanto che i “veterani” di twitter ogni tanto scherzano: “cos’è, un’invasione?” Di fatto, spingiamo i giornalisti a entrare su twitter e fare sentire la loro – e quindi la nostra – presenza. Va detto però che i social media non sono ancora davvero integrati nella routine quotidiana dell’informazione. Ci arriveremo presto, credo.
È una questione anche un po’ di mentalità non solo di strumento. Diventa un vero e proprio metodo di lavoro?
“Deve diventarlo, certo. Sto tentando di aprire la strada, per costruire un know how solido il più velocemente possibile. La nostra priorità restano però i programmi, dunque l’informazione televisiva e radiofonica.
La strategia social RSI dunque come si declina e che progetti ha per il futuro?
“Non approfondirei troppo il discorso sulla strategia, perché dovremmo parlare del livello istituzionale, delle reti, dei programmi, dei singoli collaboratori… Ciò che mi piacerebbe fare è aumentare il più possibile le pagine legate a programmi che in un modo o nell’altro siano pensati appositamente per i social media. Insomma, promuovere un modo di pensare “social”. Per esempio andare il più possibile verso la “social tv”.
Il giornalista RSI piu social?
Sicuramente Max Herber.
*la discussione ha avuto luogo dopo la stesura dell’articolo
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