Il modello di business, la sostenibilità economica di giornali e periodici nell’evoluzione verso il digitale è il tema da tempo al centro del dibattito sul futuro dell’informazione senza che, ad oggi, se ne sia venuti veramente a capo. Oltre al recente rapporto sul giornalismo post industriale, sul tema fa il punto della situazione in maniera tanto sintetica quanto efficace Robert G. Picard in “What we now know about news and news revenue in the digital world”. Se in termini di appeal dei contenuti pare essere la strada della diversificazione, della specializzazione quella più opportuna, nel complesso si tratta, in termini figurativi, di passare dal piedistallo allo sgabello, di immaginare un insieme di fonti di ricavo che vadano al di là del binomio attuale. La strada dell’e-commerce come fonte di ricavo supplementare per l’editoria non nasce certo oggi. Da tempo le prime iniziative in tal senso hanno già visto la luce negli Stati Uniti con , ad esempio, Times Limited del New York Times che, come dice il nome, presenta agli utenti offerte per un periodo limitato di tempo e NewYork Deals del New York Magazine. In Europa è il Gruppo Prisa, editoriale nota per El Pais, con Planeo, un esempio in tal senso, che veicola una selezione di offerte ad ampio spettro dai viaggi allo sport passando per prodotti per la bellezza ed il tempo libero.
Se i tentativi sin qui effettuati, con minore o maggior successo, si sono concentrati sul commercio elettronico in maniera tradizionale, ora l’evoluzione è quella di rendere giornali e periodici direttamente “shoppable”, di integrare attraverso applicazioni di realtà aumentata la possibilità di effettuare degli acquisti direttamente dai, sui, giornali. E numerosi iniziano ad essere i casi di applicazione.
E’ il caso del The Times che per il suo supplemento dedicato ai regali di Natale ha utilizzato un’applicazione di realtà aumentata che si è rivelata subito un successo con oltre 24mila interazioni da parte dei lettori. Esperimento positivo a cui ha fatto immediatamente seguito, imitandola concettualmente, il The Wall Street Journal con WSJ Select e da Bazaar, periodico del gruppo Hearst, con Harper’s BAZAAR reso disponibile in 43 Paesi nel Mondo che unisce contenuti editoriali e possibilità di acquisto in un unico spazio.
Da fine novembre anche l’applicazione per tablet di Grazia, nella versione per la Gran Bretagna, consente non solo di leggere i contenuti in formato digitale della rivista ma anche di effettuare direttamente acquisti dall’applicazione stessa e sempre nel Regno Unito Asos, catena di distribuzione nell’abbigliamento, ha lanciato scan to shop, applicazione di realtà aumentata che consente di interagire ed acquistare direttamente dal loro magazine, dal loro catalogo cartaceo.
Percorso intrapreso anche in Italia, con Glamour che da qualche mese ha lanciato Glamour Personal Shopper applicazione per smartphone che, anche in questo caso, integra contenuti editoriali e possibilità di fare shopping online.
Insomma la realtà aumentata, evidenzia chiaramente vantaggi di creazione di valore aggiunto per quanto riguarda la comunicazione pubblicitaria con le imprese che, volendo, ad esempio, possono portare le persone direttamente sul loro sito web dallo smartphone, ed ora anche come evoluzione integrata dell’e-commerce a vantaggio degli editori. Non resta che augurarsi che la sua applicazione trovi spazio anche sotto il profilo giornalistico, con la possibilità di mostrare contenuti aggiuntivi che sulla carta non possono essere veicolati, per chiudere il cerchio, la spirale virtuosa.
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