Obiettivo dell’editore americano è far diventare il media sociale un possibile vettore di abbonamenti e ricavi pubblicitari
La gran parte dei giornali ha iniziato ad avere una propria presenza su Facebook. L’idea, ovviamente, è fare in modo di creare un flusso di traffico che indirizzi gli utenti dal media sociale al sito originario. La logica che ha caratterizzato fino a questo momento la politica di diffusione dei contenuti online su applicazioni e servizi frequentati in rete è sempre stata impostata su un criterio prevalente: far convergere i lettori al cuore della produzione delle notizie, ovvero al sito del giornale stesso.
E’ la logica che viene applicata da tutti coloro che operano a livello di aggregazione delle notizie, Google in primis. In definitiva, meccanismi che tendono a incrementare il numero di click e visitatori attraverso un percorso unidirezionale che consiste nel linkare notizie e articoli trasferendo i lettori sulle pagine online dei rispettivi siti informativi. Quest’ultimo modello, sebbene virtualmente osteggiato dagli editori, viene comunemente accettato in quanto consente di aumentare sensibilmente il traffico generato. La critica che viene mossa nei confronti di Google non mira, infatti, a impedire l’esercizio di questo meccanismo quanto piuttosto a trovare un accordo che consenta ai produttori di informazione di trarne un vantaggio economico diretto condividendo parte dei ricavi che Google ottiene grazie alla possibilità di dare visibilità dei contenuti pubblicati.
L’idea di Time, società del Gruppo Time Warner, editore dell’omonimo settimanale, è capovolgere il concetto che sinora è stato alla base della fruizione dei contenuti da siti esterni ai giornali, siano essi social media o aggregatori. Non più un meccanismo innescato da link che portino gli utenti ad atterrare sul sito, non più un flusso di traffico dall’esterno verso l’interno, ma la possibilità di “consumare” i contenuti direttamente nello spazio in cui l’utente si trova. Della serie se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto, traslato in termini editoriali: se il lettore non va al giornale, è il giornale che deve andare al lettore.
E questo è quanto Time sta cercando di realizzare su Facebook in collaborazione con Alvenda, una società americana che sviluppa applicazioni di commercio elettronico. L’idea consiste nel creare uno spazio editoriale direttamente all’interno di Facebook. Obiettivo è consentire la lettura dei contenuti e relativa pubblicità “onsite” senza, quindi, essere trasferiti al sito originario del prodotto editoriale e, al contempo, proporre la sottoscrizione di un abbonamento. In definitiva trovare il il modo di monetizzare la presenza su Facebook, facendo diventare quest’ultimo un possibile vettore di abbonamenti e ricavi pubblicitari.
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