È l’iniziativa giusta al momento giusto: sette grandi giornali europei si sono riuniti e hanno fondato LENA, la Leading European Newspaper Alliance. I partecipanti vogliono lavorare insieme per lanciare dei progetti giornalistici congiunti e scambiarsi contenuti sulle loro pagine e sui loro siti Web, su scala europea.
Succede ora, proprio mentre l’Europa rischia di sgretolarsi perché schiacciata dal peso dei debiti di diversi stati memebri, perché oligarchi e strutture mafiose si stanno diffondendo dappertutto e campagne di disinformazione rendono la “ricerca della verità” più difficile che mai per le redazioni. Ma sono anche proprio le conseguenze più disruptive della digitalizzazione a raccomandare queste forme di collaborazione, per quanto non veramente nuove per il giornalismo del continente.
Former editor-in-chief of @el_pais @morenobarber announces launch of LENA, an alliance of leading European papers http://t.co/fTwgpo5dQj
— El País in English (@elpaisinenglish) 10 Marzo 2015
Bisognerà vedere se da parte dei giornali coinvolti alle grandi parole programmatiche in favore della collaborazione seguiranno anche i fatti. Nello stressante lavoro quotidiano, ad esempio, le redazioni più conservatrici, come quelle di Die Welt o di Le Figaro, si uniranno davvero per realizzare progetti comuni con i “Forumszeitungen” di lingua tedesca, che cercano di fornire notizie nel modo più neutro possibile come il Tages-Anzeiger zurighese, o il Tribune de Genève, l’ex-giornale gratuito Le Soir di Bruxelles o con La Repubblica o El País, entrambi sinistroidi? E varrà davvero la pena investire molti soldi e risorse nelle traduzioni dei contenuti?
Sarebbe inoltre sicuramente interessante se uno studio accademico accompagnasse l’iniziativa sin dall’inizio per monitorarne l’evoluzione, ma proprio per questo tipo di attività solitamente le grandi imprese mediatiche si dimostrano ben poco disposte a spendere. Se non altro, negli ultimi anni si sta affermando la ricerca comparativa sul giornalismo e sui media, come è emerso anche la scorsa settimana durante il congresso annuale della Società svizzera di scienze della comunicazione e dei media (SGKM) a Berna.
Il settore “non è più una bambina ormai”, ha dichiarato il keynote-speaker Frank Esser (Università di Zurigo). Anche in questo campo, però, mancano ancora sommari internazionali dei risultati di ricerca, cresciuti in modo smisurato, che li renda utilizzabili nella pratica dei media e del giornalismo. La ricerca in questo campo potrebbe senza dubbio contribuire al saldarsi dell’Europa, oltrepassando i confini linguistici e culturali, se riuscisse ad attirare l’attenzione su esempi di best practice, ma anche sugli sviluppi negativi del giornalismo.
Per approfondire:
La crisi dell’Europa è anche una crisi dei media europei?, di Stephan Russ-Mohl
Milena Gabanelli: “Serve un giornalismo europeo”, di Giovanni Zavaritt
Articolo pubblicato originariamente su Tagesspiegel il 15 marzo e tradotto dal tedesco da Georgia Ertz
Photo credits: Le Soir
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