“Europeizzazione tossica”: le elezioni europee del 2019 sui giornali

28 Gennaio 2021 • In evidenza, Media e Politica • by

Il fatto che i media dei paesi membri dell’Unione Europea mostrino scarso interesse per l’UE è stato a lungo visto come il più importante ostacolo all’emergere di una vera sfera pubblica europea. Tuttavia, oggi si deve anche valutare se il concentrarsi sulle questioni europee coincida necessariamente con il riconoscere la necessità di un’identità europea comune, atteggiamento che in questo contesto definiremo come “convergenza”.

Al contrario, una attenzione molto forte sul tema Europa non potrebbe forse indicare una tendenza più negativa nei confronti dell’Unione? Politici populisti di destra come Boris Johnson, Viktor Orbán e Matteo Salvini attaccano spesso l’UE e i suoi rappresentanti per fomentare l’antagonismo verso l’idea di un’Europa unita. Tuttavia, mentre l’ossessione dei populisti per la UE contribuisce a far sì che le questioni europee dominino regolarmente l’agenda dei media, questo ha certamente ben pochi punti in comune con la creazione di una sfera pubblica europea.

Le elezioni europee del 2019 sono state dominate dal tema della Brexit, che rappresenta senza dubbio la più profonda minaccia per l’unità dell’UE dalla sua fondazione. Si è trattato di un voto caratterizzato da elementi estremi: l’affluenza alle urne non è mai così alta, ma il parlamento risultante dal voto è forse il più frammentato di sempre. Questo voto storico ha quindi fornito alla ricerca sui media un’opportunità unica di studio dello stato di salute della sfera pubblica europea e di esame dei diversi tipi e angoli di copertura giornalistica nel continente.

Partendo da questi presupposti, abbiamo analizzato la copertura giornalistica dei temi europei nel contesto dell’ultima tornata elettorale, focalizzandoci su sette diversi paesi. Lo studio, intitolato “The State of Europeanisation: Between Clash and Convergence. A Comparison of the Media Coverage of the 2019 European Elections in Seven Countries” è stato pubblicato dal journal peer-reviewed Mediterranean Journal of Communication.

Un’attenzione mediatica divisa
Per il nostro studio, abbiamo adottato un approccio in due fasi per valutare e confrontare questi diversi tipi di copertura mediatica. La prima fase ha comportato l’osservazione di 57.943 articoli dedicati alle elezioni europee, analizzati tramite l’uso di alcuni algoritmi che hanno consentito di identificare i temi discussi dalla stampa. Gli articoli sono stati raccolti da una serie di testate giornalistiche di primo piano nei paesi in esame: Germania, Ungheria, Italia, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca e Regno Unito. Le mappe tematiche generate come parte di questo processo sono state poi analizzate da un team internazionale di ricercatori della rete dello European Journalism Observatory (EJO).

I risultati dell’analisi algoritmica sono stati poi interpretati tenendo in considerazioni fattori come il contesto particolare dei singoli paesi, i loro discorsi politici e narrativi prevalenti, la situazione politica e culturale generale e altri fattori di contesto. Lo scopo dello studio era infatti quello di combinare i risultati prodotti dagli algoritmi con le analisi qualitative dei ricercatori e della ricercatrici nei singoli paesi inclusi nella ricerca. Nel nostro studio distinguiamo tra “europeizzazione orizzontale” (la misura in cui altri paesi dell’UE e i loro leader politici sono presenti nella copertura mediatica dei paesi membri) ed “europeizzazione verticale” (la misura in cui la copertura mediatica si concentra sulla stessa Unione europea – le sue istituzioni, politici e così via).

Copertura “orizzontale” e “verticale” 

Lo studio conferma che i due diversi tipi di copertura mediatica – europeizzazione orizzontale e verticale come definite sopra – sono fenomeni distinti e dovrebbero essere considerati separatamente. Infatti, queste due modalità sembrerebbero assumere diverse funzioni all’interno delle sfere pubbliche studiate, come illustrato nelle tabelle 1 e 2. Tuttavia, se guardiamo ai risultati dei sondaggi sull’opinione pubblica dell’Eurobarometro condotti nella primavera del 2019 per stabilire il livello di approvazione dell’UE in vari paesi, iniziamo a vedere emergere un modello.

Share/number of horizontal topics and EU countries referenced (Table 1)

 

Share/number of vertical topics and share of combined dimension (sum of horizontal and vertical topics) (Table 2)

La prima scoperta sorprendente è che i paesi in cui sono stati registrati i più alti indici di approvazione per l’UE – Portogallo (69%) e Germania (76%) – sono anche i paesi che hanno la più alta percentuale di copertura mediatica orientata orizzontalmente. L’interesse riposto verso gli altri paesi dell’UE sembra quindi essere associato a un atteggiamento positivo nei confronti dell’UE in generale. Il Portogallo e la Germania possono quindi essere visti come rappresentanti di pubblici dell’UE che, nel complesso, si identificano con i valori europei e potrebbero quindi essere descritti come “convergenti”. All’altra estremità dello spettro, invece, troviamo i paesi con i tassi di approvazione più bassi per l’adesione all’UE, come la Repubblica Ceca (33%) e l’Italia (36%).

Questi sono anche i paesi i cui media avevano il minor grado di riferimenti verticali. Nella loro copertura delle elezioni dell’UE, le testate di questi paesi hanno prestato poca attenzione all’UE stessa, alle sue istituzioni e ai suoi rappresentanti. Al contrario, l’attenzione qui si è concentrata principalmente sulle questioni nazionali. In generale, la Repubblica Ceca e l’Italia rappresentano pubblici meno internazionalizzati che potrebbe essere descritti come più orientati verso lo stato-nazione. Il terzo gruppo è infine caratterizzato da un indice di gradimento medio nei confronti dell’Unione (Regno Unito: 43, Ungheria: 61, Polonia: 68, media UE: 61). Questi paesi hanno in comune una copertura mediatica dell’UE che mostra la maggiore discrepanza tra i valori di europeizzazione verticale e orizzontale, con argomenti verticali che superano di gran lunga quelli orizzontali.

I media ungheresi, polacchi e britannici descrivono l’UE come un’entità monolitica, soprattutto nel contesto dei conflitti tra questi Stati membri e Bruxelles. Qui si presta generalmente pochissima attenzione agli altri membri dell’UE e questa caratteristica è più pronunciata soprattutto in Ungheria e Polonia, dove la stampa spesso riflette l’opinione dei rispettivi governi, molto critici nei confronti dell’UE. Una marcata differenza nei gradi di europeizzazione verticale e orizzontale è associata a un atteggiamento “conflittuale” nei confronti dell’Europa.

Questa classificazione dei paesi come “convergenti”, “orientati allo stato-nazione” e “conflittuali” non è direttamente correlata alle caratteristiche dei loro sistemi mediatici. Tuttavia, è interessante notare che l’Ungheria e la Polonia, i paesi del nostro gruppo campione con i livelli più bassi di libertà di stampa (secondo l’Indice mondiale della libertà di stampa di Reporter senza frontiere, 2019), appartengono alla categoria della “conflittualità”, mentre Germania e Portogallo, i paesi del campione con i più alti livelli di libertà di stampa, sono invece rappresentativi del tipo “convergente”. I risultati del nostro studio suggeriscono quindi che l’europeizzazione dei media non è necessariamente una cosa positiva.

La copertura “conflittuale”, infatti, è rappresentativa di un’europeizzazione populista che focalizza l’attenzione sull’UE ma allo stesso tempo suscita sentimenti anti-europei e contribuisce così a una polarizzazione complessiva del discorso pubblico. Nel contesto dei recenti sviluppi, in particolare con l’entrata in vigore della Brexit, non è esagerato parlare di una “europeizzazione tossica” che proietta l’immagine di Bruxelles come una entità aliena ed elitaria. Questo è in netto contrasto con un reporting pro-europeo, che attinge invece alle prospettive di diversi paesi membri e contribuisce così a un’identità europea comune.

Il paper completo, “The State of Europeanisation: Between Clash and Convergence. A Comparison of the Media Coverage of the 2019 European Elections in Seven Countries”, è disponibile qui.

Gli autori dello studio sono Von Nordheim, Gerret, Tina Bettels-Schwabbauer, Philip Di Salvo, Paula Kennedy, Kornélia R. Kiss, Michal Kús, Ana Pinto Martinho, Sandra Stefanikova, und Décio Telo.

Articolo disponibile in inglese e tedesco.

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