“Quello che facciamo non è proprio giornalismo”, è questo l’accattivante titolo di un nuovo studio che si è occupato di analizzare come i giornalisti online in Slovenia e Serbia percepiscono il loro lavoro e il loro ruolo professionale. Il titolo dello studio è la citazione di un giornalista che lavora alla versione online del quotidiano sloveno Delo e presenta chiaramente uno dei dilemmi cui i professionisti dell’informazione digitale devono fare fronte.
A causa dei tempi stretti, i contenuti originali veri e propri si fanno sempre più rari ed è per questo che gli intervistati non si considerano come “veri giornalisti”. Ciononostante, nelle interviste, i giornalisti parlano della loro attività in termini di fornitura di “notizie veloci” e “informazioni credibili” ed è emerso come essi si vedano comunque come mediatori imparziali e puntuali della realtà sociale.
Per il loro studio, Igor Vobic (Università di Ljubljana) e Ana Milojevic (Università di Belgrado) hanno condotto interviste approfondite con cinque (di dieci complessivi) giornalisti online di Delo e quattro (su nove) di Novosti. Al tempo del sondaggio, nel 2011, tutti gli intervistati avevano meno di 35 anni.
Sia Delo che Novosti sono stati fondati negli anni ’50 ed erano di proprietà statale fino alla caduta del socialismo, quando furono privatizzati. Entrambi i giornali hanno lanciato i loro nuovi siti web negli anni ’90 e nei 2000 hanno dato vita ai loro rispettivi reparti online, separati dai colleghi della carta sia per quanto riguardava gli spazi che il personale. Due anni prima della realizzazione dello studio di Vobic e Milojevic, le amministrazioni dei due giornali hanno iniziato a ripensare il ruolo dei loro giornalisti e delle notizie online e a integrare il reparto della stampa con quello Web. Ai tempi delle interviste, al Delo i giornalisti della stampa e quelli dell’online stavano già lavorando in uno spazio comune, mentre al Novosti si stava cercando di integrare i relativi processi e contenuti senza l’uso di luoghi condivisi.
I giornalisti online intervistati di entrambi i giornali si lamentano di non essere “considerati alla pari” dai loro colleghi della stampa. Un giornalista dell’online di Delo ha dichiarato a questo proposito: “alcuni giornalisti della stampa sono arroganti: ci considerano un mucchio di studenti. Traspare sempre chiarmaente come il giornalismo ‘vecchia scuola’ sia quello vero. Non cambierà nulla fino a quando gli attuali giornalisti online non saranno invecchiati”. Inoltre, se esiste una collaborazione tra settore stampa e online, questa ha luogo all’interno delle riunioni editoriali al mattino e al pomeriggio. Gli accordi ad hoc sono invece rari. Ma c’è anche una grande differenza nell’impiego del personale: la maggior parte dei giornalisti online intervistati sono assunti temporaneamente, saltuariamente o sono collaboratori freelance; i loro colleghi della stampa, invece, hanno prevalentemente un contratto a tempo indeterminato, con indennità di malattia e possibilità di crescita della propria carriera.
Sia a Delo che a Novosti, i giornalisti Web si sentono sottostimati dai loro colleghi. Un collaboratore di Novosti ha dichiarato: “sembra che i giornalisti della stampa non capiscano o non vogliano capire che la velocità è essenziale per il Web. La loro mentalità è ‘prendiamocela con calma’”. Anche i ritmi di lavoro accelerati rappresentano un problema per i giornalisti delle edizioni digitali, i quali enfatizzano il fatto di non avere tempo a sufficienza per uno dei principi fondamentali del giornalismo: la verifica delle informazioni. Piuttosto, si fidano dell’accuratezza dei loro colleghi che costituiscono la loro fonte primaria di informazione.
Da una parte, i collaboratori dei settori online dei due giornali analizzati pensano di non fare “vero giornalismo” e si considerano dei “riciclatori”, “robot” e “lavoratori copia-incolla”. Dall’altra parte, però, richiamano l’attenzione sull’importanza delle notizie online nel processo di formazione delle opinioni e della partecipazione politica. “Con le notizie che forniamo“, ha dichiarato in questo senso un giornalista di Delo, “le persone non agiscono come un branco di pecore e non possono essere manipolate facilmente. Possono prendere decisioni migliori”.
Tuttavia, questi giornalisti non scrivono quasi mai articoli critici e sono lontani dall’assumere il ruolo di watchdog. Le risposte dei giornalisti sloveni suggeriscono, però, che sarebbero senz’altro in grado di “rivelare cose” e “controllare i potenti” se avessero più tempo e incentivi finanziari.
Un giornalista online serbo ha affermato a questo proposito: “giornalismo è pura economia. Siamo alla caccia di click seguendo ciò che c’è nel Web e cosa potrebbe attrarre l’attenzione dei nostri lettori. Forse sono stato ingenuo, ma mi ero immaginato il giornalismo diversamente”.
Articolo tradotto dall’originale tedesco
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