COVID-19 e giornalismo: Francia

6 Aprile 2020 • Brevi, Giornalismi • by

Il Coronavirus SARS-Cov-2 / Pixabay / public domain

Questo articolo è parte di una serie dell’EJO dedicata alla copertura giornalistica del Coronavirus COVID-19 nel mondo. La lista completa degli articoli è disponibile qui e in inglese.

Per cominciare, la situazione in Francia è piuttosto confusa. Nella serata del 12 marzo, i media hanno trasmesso l’annuncio del Presidente Macron sulla chiusura delle scuole e delle università, poche ore dopo che 30 giornalisti francesi di base in Italia avevano scritto una lettera aperta al governo francese illustrando la gravità della situazione nel Paese. Il 15 marzo, domenica, i programmi di prima serata francesi mandavano ancora in onda immagine di cittadini francesi che si godevano il sole della primavera parigina nei parchi o sulle rive della Senna, senza rispettare le norme di distacco sociale. Queste scene hanno spinto il governo a imporre il lockdown a partire dal giorno successivo.

Insieme alla istituzioni francesi, anche i media hanno modificato le loro pratiche di lavoro normali al fine di rallentare e limitare la diffusione del virus. Ad esempio, Le Monde non ha pubblicato il suo inserto speciale dedicato alle elezioni municipali che si sono tenute il 15 marzo, perché ha dovuto “adattare l’organizzazione della redazione” al fine di osservare le norme sanitarie. I programmi tv hanno iniziato ad affidarsi di più ai collegamenti e alle interviste Skype al fine di non violare il lockdown. Per aiutare gli spettatori a superare la quarantena, la TV a pagamento Canal Plus ha annunciato che i suoi programmi saranno accessibili gratuitamente fino al 15 aprile.

Il Coronavirus non ha solo offerto nuovi spazi di azione per la disinformazione, che vari factchecker sia online che offline hanno dovuto smentire, ma ha anche ispirato diverse illustrazioni creative e ironiche, meme e video, che hanno aiutato a rendere meno pesante l’esperienza della quarantena.

Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle degli autori e degli intervistati e non rispecchiano necessariamente quelle di tutto l’EJO

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