Internet e la globalizzazione dell’informazione

21 Maggio 2011 • Giornalismi • by

Tutte le evoluzioni che hanno interessato il cambiamento della tecnologia a supporto dei media sono state accompagnate da una sorta di processo di omologazione culturale. Internet, ancor più della televisione, è il media che si è dimostrato avere la più ampia capacità di diffusione attraverso le diverse aree geografiche del pianeta. Non vi è alcun dubbio, il giornalismo è ormai largamente influenzato da internet. Per gli Stati Uniti e per tutti quei paesi che maggiormente sostengono una politica di espansione e presenza a livello mondiale, internet rappresenta una risorsa infinitamente preziosa, una opportunità per conquistare mercati sia da un punto di vista strettamente commerciale, sia da un punto di vista politico-culturale. Quanto ancora i sistemi di informazione nazionali riusciranno a contrastare gli effetti di internet e rimanere il riferimento primario per l’accesso alle notizie?

Per molto tempo ancora, sicuramente, in quanto continuerà a esistere una condizione di monopolio per quanto riguarda le notizie locali. Ma se guardiamo a ciò che già oggi avviene in merito alle notizie internazionali vediamo che la battaglia è ormai persa: la stragrande maggioranza delle informazioni su eventi globali è mediata dalla stampa anglofona. La sfida, come dimostra quanto successo negli ultimi anni, è nel riuscire a creare una proposta alternativa che faccia leva su una comunicazione fondata su quella che è diventata la lingua franca di internet, l’inglese.

E’ in atto una battaglia mediatica a livello globale. I network del mondo arabo, in primis Al Jazeera, si sono resi conto che il modo per contrastare l’industria dell’informazione americana, è porre le basi per diffondere le proprie notizie attraverso canali in lingua inglese. E i risultati sono stati ottimi. Il mondo arabo è oggi in grado di trasferire via internet un messaggio alternativo ai media americani.

La tecnologia è strumento di conquista, lo è sempre stato. Le giovani generazioni all’interno dei singoli paesi sono sempre più influenzate da un’informazione parallela che proviene da canali di lingua inglese. E lo sarà in misura sempre maggiore poiché l’inglese tenderà a diventare la lingua franca di riferimento.

I conglomerati dei network d’informazione operano ormai con una prospettiva che non si limita all’audience locale e tendono a fare del giornalismo globale. Ne è una testimonianza la storia dell’inglese Guardian che, grazie a internet, è riuscito nel tempo ad essere una fonte d’informazione importante anche per gli stessi cittadini Usa.

I paesi dell’Europa occidentale sono ancora esclusi da una prospettiva di espansione su mercati esteri perché privi di una risorsa fondamentale: la conoscenza diffusa della lingua inglese e l’opportunità e la capacità di egemonia culturale è limitata al numero di persone che vivono all’interno del singolo paese e queste sono sempre più esposte al flusso di informazioni provenienti dall’esterno. Ai tempi di internet il paese a noi più prossimo non è la Francia, la Germania, la Spagna, ma gli Stati Uniti.

Le culture nazionali e l’informazione nazionale sono destinate a implodere poiché incapaci di contrastare e competere a livello internazionale? Sopravviveranno, in quanto potranno contare su una platea di consumatori interni che continueranno a privilegiare l’uso della lingua locale, ma l’effetto della contaminazione esterna sarà sempre più tangibile. Se si riuscirà a essere protagonisti attivi di questo cambiamento il fenomeno non sarà di per sé negativo, tutt’altro: la globalizzazione è una grande opportunità per tutti coloro che la vivono; una grande opportunità soprattutto per apprendere, conoscere e acquisire nuove informazioni. Il pericolo vero è trovarsi in una condizione di passività, incapaci di esistere al di fuori del proprio microcosmo.

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