Grecia: la crisi alimenta la censura sui media

21 Novembre 2012 • Libertà di stampa • by

Giornalisti arrestati, netizen portati in tribunale. Una petizione chiede l’intervento dell’UE mentre i media ad Atene vivono una nuova stagione di minaccia

La crisi economica sta mettendo in ginocchio la penisola ellenica. La violenza continua nelle piazze, mentre il paese rimane ben lontano da una soluzione ai suoi problemi di deficit. I giornali di tutto il mondo hanno trattato gli scioperi e le manifestazioni anti-austerity ad Atene; ma mentre il parlamento discute un nuovo pacchetto di tagli per 13,5 miliardi di euro, un altro motivo di preoccupazione cresce nel paese: la libertà della stampa. Da quando la tensione è iniziata a salire, Index on Censorship ha infatti denunciato numerose “istanze di censura e attacchi alla stampa” e “tentativi sistematici di limitare la libertà dei media”. La vicenda di Kostas Vaxevanis è emblematica per definire l’atmosfera di precarietà in cui versano i media in Grecia.

Vaxevanis è un giornalista investigativo e fondatore della testata Hot Doc arrestato ad Atene lo scorso 28 ottobre dopo che il suo giornale aveva pubblicato una lista segreta di personalità greche di spicco che hanno soldi depositati in conti correnti svizzeri. La lista, come dichiarato da Business Insiders, contiene i nomi di persone direttamente connesse al Primo Ministro Antonis Samaras ed è nota alle autorità greche sin dal 2010, ma è rimasta segreta fino a quando Hot Doc non l’ha resa di pubblico dominio. Vaxevanis ha trascorso alcuni giorni in carcere ed è stato prosciolto dalle accuse e rimesso in libertà lo scorso 1 novembre dopo un processo lampo. Il suo arresto ha attirato l’attenzione della comunità internazionale: Reporters Without Borders e il Rappresentante per la libertà dei media dell’Ocse Dunja Mijatović ne avevano chiesto la scarcerazione, mentre una petizione su Twitter aveva raccolto in poco tempo circa 16mila firme.

Sfortunatamente, quella di Vaxevanis non è l’unica storia di attacchi contro la stampa in Grecia nelle ultime settimane. Il giornalista Spiros Karatzaferis è stato a sua volta arrestato il 31 ottobre dopo aver minacciato di pubblicare “accuse compromettenti” sull’economia greca. Karatzaferis aveva dichiarato di aver ricevuto dal gruppo hacker Anonymous “materiale scottante” (per lo più documenti riservati e scambi di email) in grado di provare come il deficit greco fosse, a tutti gli effetti, fraudolento. Due giornalisti del servizio pubblico greco Ert, Kostas Arvanitis e Marilena Katsimi, invece, sono stati allontanati dal palinsesto dopo aver investigato un presunto caso di tortura contro militanti antifascisti che vedeva al centro la polizia. Si registrano, inoltre, anche molti casi di censura digitale contro i netizen.

Per queste ragioni, Index on Censorship insieme a nove altre organizzazione che si occupano di libertà di stampa ha deciso di indirizzare un appello alle autorità della Ue per richiederne l’intervento per fermare la censura in Grecia:

“Chiediamo urgentemente all’Unione europea di prendere chiaramente posizione in difesa della libertà di espressione e di stampa in Grecia. Secondo il Trattato di Lisbona, la conformità con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea è vincolante per tutti gli stati membri. Questa include anche l’Articolo 11 che riguarda il diritto a ricevere o comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera” e l’obbligo la libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati”.

Quando la democrazia è debole, i rischi per la libertà di espressione crescono. Persino il New York Times ha preso parola sulla questione con un editoriale dedicato ai media greci difendendo il diritto dei giornalisti di pubblicare storie di interesse pubblico. Secondo il giornale americano “le autorità greche dovrebbero preoccuparsi maggiormente di investigare possibili crimini finanziari piuttosto di perseguitare i giornalisti”.

Credit per la foto: Kostas Vaxevanis – International Support Group su Facebook

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