Le notizie pan-europee importanti, quelle che hanno un valore per l’Europa nel complesso, come ad esempio il conflitto in Ucraina, vengono spesso trascurate, anche dai giornali di qualità. Un’analisi comparativa del conflitto ucraino condotta su giornali di 13 paesi rivela infatti nuove informazioni sugli ostacoli ancora da superare per raggiungere lo sviluppo di una sfera pubblica davvero europea. I ricercatori hanno potuto constatare anche differenze significative tra le nazioni europee nella loro copertura mediatica riservata al conflitto e, inoltre, hanno notato anche come i media siano generalmente focalizzati principalmente sul ruolo di Vladimir Putin, invece che su questioni di politica internazionale che riguardano direttamente gli avvenimenti in Ucraina.
Nello svolgimento dell’analisi, che sarà presto pubblicata in un paper, di cui questo articolo è un’anticipazione, i ricercatori dell’Osservatorio Europeo di Giornalismo (Ejo) hanno analizzato la copertura del conflitto da parte dei giornali in Albania, Repubblica Ceca, Germania, Lettonia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Serbia, Svizzera, Ucraina e Regno Unito. Lo studio è basato su una content analysis di quotidiani nazionali di primo piano. La raccolta dati si è focalizzata su quattro avvenimenti politici chiave avvenuti nel 2014: le rivolte di Euromaidan (18 febbraio), il referendum in Crimea (16 marzo), il referendum nell’Ucraina dell’Est (11 maggio) e le elezioni presidenziali ucraine (25 maggio), esaminando ogni notizia e commento pubblicato nei tre giorni precedenti e nei tre seguenti.
Attenzione versus omissione
Lo studio ha riscontrato differenze significative nel modo in cui le testate analizzate hanno trattato i fatti. Ad esempio, mentre i giornali polacchi e tedeschi hanno pubblicato rispettivamente più di 250 pezzi durante il periodo analizzato, nei giornali romeni ne sono apparsi soltanto 29. Nei Paesi Bassi, invece, gli articoli pubblicati sul tema sono stati 129. Tuttavia, come fa notare Simon S. Knopper della Fontys University, i media olandesi si sono interessati molto di più alla questione dopo l’abbattimento del volo MH17 in Ucraina, il 17 luglio 2014, essendo molte delle vittime, tra i 238 passeggeri e le 15 persone dello staff decedute, di passaporto olandese.
Nel Regno Unito gli articoli pubblicati in merito al conflitto ucraino sono stati 129 nei due giornali esaminati (The Guardian e The Times). I giornali portoghesi ne hanno invece pubblicati di più, 164. I risultati del Regno Unito sembrano riflettere il modo in cui i media nazionali inglesi seguono la politica europea nel complesso: la fortissima attenzione dell’attuale governo sugli affari interni si ripercuote infatti anche nella copertura dei media nazionali. Persino i giornali di qualità studiati hanno dato relativamente poca attenzione alle vicende ucraine, non adempiendo quindi alla “funzione d’allarme” che lo scienziato politico statunitense John Zeller attribuisce ai media. In Svizzera sono apparsi 237 articoli, la maggior parte forniti dalla Neue Zürcher Zeitung, il maggiore quotidiano di qualità del paese, dall’orientamento più economico. Nei Paesi dell’Europa centrale e orientale, come Lettonia e Repubblica Ceca, nonostante la loro storia recente, sono stati pubblicati relativamente pochi articoli (187 in Lettonia, 174 in Repubblica Ceca).
La copertura più ampia del conflitto è stata fatta, come era facile aspettarsi, dai media ucraini con un totale di 923 articoli. Mentre la maggior parte dei media internazionali si è concentrata sulla politica, gli organi di stampa di Kiev hanno invece riferito di eventi interni e delle conseguenze economiche del conflitto per il Paese. Gli articoli, hanno avuto anche un focus piuttosto esteso sui cittadini (7.6%) e sui commenti di esperti, come scienziati e intellettuali ucraini (7.3%), ma anche sulle forze armate fedeli al nuovo/provvisorio governo (4.7%), sulle vittime (2.5%) e sulle forze armate ancora dalla parte del vecchio regime (2.4%).
Europa ossessionata da Putin
I media europei hanno generalmente considerato gli attori dell’Ue meno rilevanti rispetto alle figure politiche chiave di Ucraina e Russia. L’individuo più trattato a livello europeo è stato Vladimir Putin (che appare nel 9.1% dei pezzi), mentre i politici di altri paesi europei, quelli dell’Unione europea, di altre organizzazioni internazionali e degli Stati Uniti costituiscono meno di un quarto delle figure politiche menzionate. Anche se la libertà di stampa è fortemente affermata nel trattato dell’Unione europea, il nostro studio sembra confermare le critiche che la High-Level Group on Media Freedom and Pluralism in Europe dell’Ue ha espresso nei confronti dei media centro-orientali (e del sud Europa) nel 2013. Il report del Group aveva infatti concluso che la libertà di stampa e il pluralismo erano stati compromessi in alcuni paesi della regione a causa di influenze politiche e pressioni commerciali.
Secondo Liga Ozolina della Turiba University di Riga e Roman Hajek della Charles University di Praga, entrambi editor dell’Ejo che hanno analizzato la copertura mediatica in Lettonia e Repubblica Ceca per lo studio in esame, il giornale lettone Avīze e quello ceco Právo, ad esempio, sembrano essere stati fortemente influenzati dalla posizione dei rispettivi governi nazionali sull’Ucraina. Inoltre, i risultati dello studio fanno notare anche il pericolo rappresentato dalla situazione economica dei media per la qualità del dibattito pubblico in Europa. Questo aspetto è forse più visibile nelle redazioni dei Paesi orientali e centrali del continente, che operano sempre di più in condizioni finanziarie instabili, se paragonate alle redazioni occidentali. L’iniziale disinteresse per il conflitto nei giornali romeni ma anche serbi e albanesi è probabilmente dovuto, almeno in parte, a una mancanza di risorse atte a garantire una copertura estera completa, anche da parte dei principali giornali nazionali. Dopo aver mandato un inviato a Kiev, il giornale romeno Adevarul ha aumentato in modo esponenziale le pubblicazioni sulla questione, influenzano anche lintera’agenda estera del giornale, spiega Raluca Radu dell’Ejo romeno e docente dell’Università di Bucarest.
Copertura in Russia: Euromaidan e le Olimpiadi di Sochi
In Russia, l’Ucraina ha iniziato a ottenere attenzione da parte dei media dopo che Viktor Yanukovic è stato rimosso dal potere alla fine di febbraio del 2014. Le proteste di Euromaidan che hanno preceduto la caduta di Yanukovic, ad esempio, erano stati trattati in modo minimo. Mentre in altre nazioni in media il 20% degli articoli pubblicati parlava delle rivolte, nei giornali russi esaminati (il giornale di Stato Rossiyskaya Gazeta e il Komersant d’orientamento liberale), solo il 3% dei contenuti trattava il tema. Ciononostante, il referendum in Crimea, avvenuto un mese dopo la partenza di Yanukovic dall’Ucraina, ha ricevuto più attenzione dai giornali russi rispetto alla media dei 13 paesi analizzati. Durante il periodo esaminato, nei media russi sono stati pubblicati 413 articoli sull’Ucraina. Solo 14 articoli sul primo evento (Euromaidan, 3.3%) sono stati trovati nelle testate; 232 invece quelli sul referendum in Crimea (56.2%), 107 sul referendum in Ucraina dell’est (25.9%) e 60 (14.5%) sulle elezioni presidenziali.
Secondo Anna Litvinenko, ricercatrice alla Freie Universität di Berlino e precedentemente alla St. Petersburg State University, i media russi probabilmente hanno sminuito Euromaidan perché le proteste si accavallavano alle Olimpiadi di Sochi, con i reporter occupati a coprire i giochi. Ecco un altro possibile motivo che spiegherebbe la copertura limitata. Poche sono state le differenze nelle pubblicazioni sulla crisi in Ucraina da parte del giornale di Stato Rossiyskaya Gazeta e del liberale Kommersant. Entrambi hanno coperto gli avvenimenti in quantità simili e ne hanno parlato in termini simili. Litvinenko ha spiegato che in Russia ci sono fattori che unificano l’agenda setting mediatica, influenzando sia i media allineati al governo che quelli dell’opposizione: il framing degli eventi può anche essere diverso, ma la copertura e il focus sono generalmente molto simili.
I giornali inclusi nell’analisi sono i seguenti:
Albania: Panorama, Shqip; Repubblica Ceca: Mlada Fronta Dnes e Pravo; Germania: Frankfurter Allgemeine Zeitung e Suddeutsche Zeitung; Lettonia: Diena e Latvijas Avize; Olanda: De Telegraaf e De Volkskrant; Polonia: Gazeta Wyborcza e Rzeczpospolita; Portogallo: Diário de Notícias e Público; Romania: Adevarul e Romania Liberă; Russia: Kommersant e Rossiyskaya Gazeta; Serbia: Danas e Kurir; Svizzera: Neue Zürcher Zeitung e Tagesanzeiger; Ucraina: Den e Segodnya; Regno Unito: The Guardian and The Times.
I ricercatori coinvolti nello studio sono:
Prof. Dr. Susanne Fengler, Marcus Kreutler, Tina Bettels-Schwabbauer, Janis Brinkmann and Henrik Veldhoen (Ejo Germania); Matilda Alku (Ejo Albanese); Liga Ozolina (Ejo lettonia); Dr. Michal Kus e Anna Paluch (Ejo Polonia); Roman Hájek e Sandra Stefanikova (Ejo Repubblica Ceca); Dr. Dariya Orlova e Maria Teteriuk (Ejo Ucraina); Débora Medeiros (Free University Berlin, Germania); Simon S. Knopper (Fontys University, Olanda); Stefan Georgescu e (Andrei Saguna University, Romania); Anna Litvinenko (St. Petersburg State University, Russia / Free University Berlin, Germania); Filip Dingerkus e Mirco Saner (ZHAW, Svizzera); Bojana Barlovac (Università di Belgrado, Serbia).
Articolo tradotto dall’originale tedesco da Georgia Ertz. Disponibile anche in inglese