Politico Europe, il nuovo sito che da oggi seguirà la politica dell’Unione europea con base a Bruxelles, sta facendo un lavoro importante e pionieristico nel creare la nozione di “sfera pubblica europea”.
Per gli editori europei, questo non è necessariamente uno spazio in cui dover o voler essere i primi ad avventurarsi. Potrebbe quindi sembrare un vantaggio lasciare che Politico, sostenuto dall’editore tedesco Axel-Springer, al contempo molto conservatore ma imprenditorialmente molto aggressivo, faccia parte del lavoro sporco di non solo dover introdurre il suo brand, ma anche – e in modo ancora più importante – creare l’idea di che vi sia un livello di giornalismo che sia a metà strada tra il coverage nazionale e quello internazionale.
Nel vecchio modo, si aveva principalmente la scelta tra editori regionali e nazionali, che si rivolgevano a delle audience nazionali, e altri globali che “coprivano il mondo per quelli che lo gestiscono”, come ha detto una volta il mio amico Dan Gillmor, parlando di The Economist, Financial Times o del Wall Street Journal.
Solo pochissimi editori, fino a questo momento, e tutti con risorse e successo limitati, come Euronews, Presseurop, European Voice ed Euractiv, giusto per fare alcuni esempi, hanno osato rivolgersi a noi come lettori che non hanno solo identità regionali, nazionali o “globali”, ma anche specificatamente europee. Queste identità continentali esistono di solito in parallelo e non in opposizione ai sensi di appartenenza regionali o nazionali.
Gli editori europei hanno ancora vantaggi strutturali (ampiezza degli staff, awareness per quanto riguarda i loro brand, ad esempio) e dovrebbero voler entrare nello spazio europeo. Gli ostacoli più grandi, comunque, sono di natura culturale. È anche molto possibile che giornali nazionali, in particolare i “paper of record”, siano troppo attenti all’idea dello stato nazionale in quanto questa sottolinea la loro importanza e il valore dell’accesso politico di cui godono queste testate nelle loro rispettive capitali.
La maggior parte dei progetti transnazionali di giornali europei, fino a questo momento, sono stati più che altro traduzioni del coverage fatto da altri per meglio rivolgersi alla propria audience nazionale. L’ottima alleanza tra Le Monde, The Guardian, Sueddeutsche Zeitung, Gazeta Wyborcza e La Stampa è andata oltre e crea regolarmente progetti editoriali congiunti come quelli che potete trovare qui. Se questo è incredibilmente e certamente di grande valore, non è comunque la stessa cosa in cui Politico ha deciso di lanciarsi con il suo progetto europeo: scrivere ed editare dall’inizio esclusivamente per una readership transnazionale se non addirittura pan-europea. La nuova alleanza di sette giornali, la LENA, guidata dall’ex direttore di El Pais Javier Moreno potrebbe a sua volta fare un passo in più.
Nel frattempo, Politico Europe, lanciato oggi, è certamente uno degli esperimenti giornalistici più importanti da molti anni a questa parte e un’idea che potrebbe lavorare in favore degli stessi editori nazionali europei. Molte di queste organizzazioni avevano già riconosciuto parimente bene l’opportunità continentale, ma non avevano mai avuto ragioni sufficientemente forti da portare ai loro board prima dell’arrivo di Politico.
La più frequente motivazione per non lanciare una testata pan-europea fino a questo momento è sempre stata che non ci sarebbe un mercato continentale della pubblicità e che i paywall sono un’idea pessima per costruire un lettorato dall’inizio, specialmente al di fuori della propria audience nazionale.
Politico, con il suo mix di revenue da pubblicità, newsletter a pagamento, inserzioni su carta ed eventi a pagamento potrebbe anche aiutare a spezzare il vecchio dilemma uovo-gallina che ha frenato gli editori nazionali ad avventurarsi in questo spazio per tanto tempo.
Articolo pubblicato originariamente sulla pagina Facebook dell’autore, ripubblicato per gentile concessione e tradotto dall’originale inglese
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