I giornalisti e gli attivisti ucraini sono passati al contrattacco e combattono contro il bombardamento di notizie distorte e manipolate che i media russi diffondono su quanto succede nel loro paese. Tra le prime iniziative, alcune testate hanno iniziato a compilare una lista di quelle che ritengono siano pure menzogne fatte circolare sui media russi. I top manager di numerose imprese mediatiche ucraine hanno anche scritto un appello ai loro omologhi russi esigendo una copertura degli eventi in Ucraina più aderente alla realtà dei fatti.
Un nuovo progetto di crowdsourcing, StopFake, inoltre, vuole essere un’unità di rapido intervento per puntualizzare le notizie inesatte diffuse sui fatti che avvengono in Ucraina durante l’attuale crisi in Crimea. La pagina web è stata creata da alcuni laureati alla Mohyla School of Journalism, un partner della rete dell’Osservatorio europeo di giornalismo e dal programma Digital Future of Journalism. La pagina web è sia in russo che in inglese: la prima è pensata per la popolazione russofona in Ucraina e nelle regioni limitrofe, che di solito guardano i telegiornali di Mosca, mentre la seconda si rivolge invece ai giornalisti occidentali e ad altri gruppi interessati.
Il sito si inserisce in una campagna più ampia, iniziata il 5 marzo scorso con un altro appello rivolto ai media stranieri da diverse Ong che si occupano di media in Ucraina che ha chiesto di vigilare sulla propaganda del Cremlino ai danni dell’Ucraina, una propaganda fondata su notizie del tutto false diffuse dai media russi. Gli esempi non mancano: un reportage della tv russa riferiva che molti cittadini ucraini stavano fuggendo dal paese chiedendo asilo in Russia. Per provare tale affermazione, i reporter mostravano lunghe code di macchine alla frontiera tra i due paesi. Si è poi scoperto che le riprese erano state invece girate al confine tra Ucraina e Polonia, come dimostra il cartello del checkpoint di Shehyni che appare nel video stesso. Un altro canale televisivo, Russia 24, ha invece mandato in onda immagini di manifestanti nel centro di Kiev affermando che erano state girate a Simferopoli, la capitale della Crimea.
I media russi hanno spesso descritto i manifestanti come ‘radicali’ ed ‘estremisti’ e hanno ripetuto incessantemente che tutti gli attacchi violenti erano da attribuire agli estremisti di destra. Ma quando le tensioni si sono spostate da Kiev alla Crimea, il coverage della crisi è fatto ancora più fazioso. Molti giornalisti ucraini temono ora che i media russi possano influenzare l’opinione pubblica occidentale. In particolare è falso, come confermato da molti studiosi del nazionalismo ucraino, che la protesta partita da Piazza Maidan sia orchestrata da gruppi di estrema destra. Ciò nonostante, questo tema emerge continuamente nelle notizie date dai media occidentali sugli avvenimenti nel paese.
In Crimea, le autoproclamatesi autorità smaccatamente pro-Russia hanno già oscurato numerosi canali televisivi ucraini sostituendoli con quelli russi. Alcuni esponenti politici locali hanno chiesto al loro governo di trattare nello stesso modo i canali russi in Ucraina. Secondo alcune fonti, Lanet, un provider Internet e televisione via cavo con sede a Kiev, ha già tolto dalla sua offerta tre canali televisivi russi che diffondevano “propaganda aggressiva d’istigazione all’odio e alla guerra”. Il risultato di queste provocazioni è che gli utenti della regione hanno ora un accesso più limitato alle informazioni.
Per approfondire:
“Cadono altre voci indipendenti in Russia“, di Evgeniya Boklage e Rukhshona Nazhmidinova
“Il colpo di coda dei media russi sull’Ucraina”, di Evgeniya Boklage
“Ucraina: i media e le proteste”, di Margaryta Chornokondratenko e Dariya Orlova
Il sito ucraino dell’Ejo
Articolo tradotto dall’originale inglese da Alessandra Filippi
Photo credit: Ivan Bandura / Flickr CC
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