Il podcast di giornalismo d’inchiesta Serial è diventato – nella storia di iTunes – quello che ha raggiunto in minor tempo i cinque milioni di download. Ed è solo uno tra i molti esempi che mostrano come tutto ciò che serve per fare del giornalismo corretto e avvincente sia un microfono, un ospite e una squadra ambiziosa. Producendo podcast, i giornalisti possono raccontare le loro storie in una forma che coinvolge molto il pubblico e possono riuscire a raggiungere un nuovo mondo di ascoltatori. Al momento, molte redazioni in Europa stanno cominciando a sperimentare con i podcast e c’è molto da imparare sul modo di produrli, promuoverli, distribuirli e monetizzarli.
Da dove si comincia quando si decide di utilizzare questo formato audio come mezzo di comunicazione nella propria redazione? E come si può costruire la propria audience e accrescerla? Abbiamo chiesto a qualcuno che l’ha fatto con grande successo: Dávid Tvrdoň, podcast producer presso sme.sk, una delle maggiori testate online slovacche e molto attiva nel settore dei podcast.
In passato hai scritto che la tua squadra “ha avviato senza volerlo una rivoluzione del podcast, e raggiunto un milione di download”. Dicci come avete fatto.
“Abbiamo cominciato provando con un podcast d’informazione quotidiana, cercando di replicare il successo di The Daily (New York Times) e di Up First (NPR) negli Usa. Al pubblico è piaciuto, così abbiamo aggiunto altri podcast un po’ alla volta. C’era un problema, però: quasi nessuno sapeva cosa fosse un podcast o come lo si dovesse ascoltare. Abbiamo visto crescere negli Usa queste cifre enormi di ascoltatori di podcast monitorate dalla Edison, ma in Europa, specialmente in quella centrale e dell’Est, non c’era nessuno che monitorasse la situazione, perché l’audience era quasi inesistente e lo è ancora. Noi siamo passati però da zero a decine di migliaia di ascoltatori in pochi mesi. Naturalmente, prima abbiamo dovuto spiegare e mostrare come si ascoltano i podcast. E, soprattutto, abbiamo dovuto dare alla nostra audience un buon motivo per ascoltare il nostro podcast di notizie giornaliere”.
Quali sono i principali motivi per cui le redazioni dovrebbero prendere in considerazione la produzione dei podcast?
“Per come la vediamo qui a sme.sk, un podcast è una diversa piattaforma di distribuzione per il giornalismo. I lettori leggono e guardano i giornali, ma noi sentivamo la mancanza di una versione audio. Le persone si spostano per lavoro, anche nei piccoli paesi, e la radio rimane il loro mezzo di comunicazione preferito. Ma con lo smartphone non ti sintonizzi più su una stazione radio, ascolti musica in streaming su Spotify. E un’altra grande alternativa è ascoltare i podcast. Direi che i principali motivi sono: la rapidità di adozione, il poter portare il giornalismo a una platea di giovani e il fatto che gli ascoltatori di podcast sono un‘audience fortemente interattiva. Naturalmente, però, non si può semplicemente prendere una cosa qualsiasi e trasformarla in un podcast sperando che funzioni”.
Quali sono i segreti per creare un podcast di successo?
“Abbiamo cominciato con delle conversazioni. Tutti i podcast che facciamo al momento (tranne uno) hanno due o tre persone che parlano di un argomento, principalmente si tratta di nostri reporter, ma a volte anche di esperti o politici. E siccome quasi nessuno della nostra redazione ha esperienza di radio, sembriamo degli amici che si rivolgono l’un l’altro con naturalezza. Questa cosa è casuale, non l’abbiamo in effetti pianificata, ma è il feedback che abbiamo costantemente avuto dagli ascoltatori. Alla gente piace quando spieghiamo le notizie, quando facciamo degli approfondimenti e il fatto che li affrontiamo con calma, fin dal principio. Questo vale non solo per il podcast quotidiano, ma con tutte le nostre produzioni, è qualcosa che abbiamo deciso deliberatamente e che teniamo ben presente”.
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Quali apparecchiature e strumentazioni occorrono per iniziare un nuovo podcast?
“A dire il vero, le barriere da superare per cominciare a far podcast sono molto basse. Basta avere un audio chiaro e questo è tutto. Un’ottima soluzione è il microfono Blue Yeti. Si possono montare le registrazioni con il software Audacity, che è gratuito, e si può comprare un hosting illimitato su Podbean, Libsyn o SoundCloud per circa 100 euro all’anno. Noi abbiamo incominciato a registrare i nostri podcast di informazione quotidiana in un angolo del nostro studio per i video. Quando siamo cresciuti e abbiamo guadagnato vendendo pubblicità, abbiamo investito in uno studio specifico, dove ogni settimana registriamo”.
Quali altre risorse possono servire?
“Una volta che hai i microfoni e il posto per registrare il tuo podcast, ti servono degli ospiti, i giornalisti dietro ai microfoni. Noi siamo stati fortunati, perché per questo aspetto avevamo la compartecipazione della direzione e della redazione. L’obiettivo era chiaro: facciamo questo esperimento, vediamo come va, e se fallisce lo interrompiamo. Dato che tutto quello che serviva era che ogni giorno un reporter diverso parlasse per 15/20 minuti del pezzo sul quale stava lavorando, in pratica bastava saltare una pausa sigaretta e il podcast era fatto. E poi abbiamo trasformato uno dei nostri cameraman in un audio editor, e adesso è così contento di fare podcast che ci si dedica a tempo pieno”.
Come fai a formare un’audience per il tuo podcast e ad incrementarla?
“Vorrei avere una risposta geniale, ma in realtà tutto quello che facciamo è curare i podcast come facciamo per i nostri articoli. C’è un riproduttore audio incorporato nel testo che lo accompagna e, naturalmente, ci siamo assicurati che i nostri podcast siano disponibili dappertutto: Apple, Google, Spotify, TuneIn, Alexa e quelli che preferisci. Come con ogni nuovo format, lo produciamo regolarmente. Puoi trovare la sezione ‘Podcast’ sulla nostra homepage (ancora il nostro più grosso generatore di traffico), e abbiamo spot settimanali per i prodotti settimanali. Siccome i podcast sono un fenomeno importante tra gli esperti di tecnologia, ne abbiamo lanciati anche su temi tecnologici e scientifici. È così che si conquista un certo pubblico, trattando qualcosa che ama, e poi col tempo presentandogli altri tipi di podcast”.
Che cosa dovrebbero tener presente i giornalisti che usano un podcast come mezzo di narrazione?
“Il segreto è che una volta che hai catturato una persona con un podcast è molto semplice convincerla a seguirne degli altri. Dico sempre che i podcast creano dipendenza, ma in senso buono. Hai tutto il tempo che vuoi: sii preciso, descrivi le cose meglio che puoi, entra nel dettaglio e non parlare troppo velocemente. Non importa se racconti una nuova vicenda in 12 minuti o in 22 o in 30. Ovviamente ci sono dei tempi ideali, ma in generale, se un argomento ha bisogno di più tempo, all’ascoltatore non importa.
A questo proposito, mi piacciono gli 11 comandamenti del podcasting che la Bbc ha recentemente pubblicato quando ha commissionato i podcast per la propria applicazione ‘Sound’. Mi piacciono tutti, ma in questo caso il quarto dice tutto: ‘i podcast sono fatti per la headphone generation: sii rispettoso, cordiale e gentile dentro le loro teste’. Un modo così simpatico di presentare la cosa, molto British, e molto vero”.
Come si convince la redazione del potenziale valore aggiunto dei podcast?
“Bella domanda. ‘Lascia che ti dica cosa ho scoperto’ potrebbe essere la formula migliore. Quando i nostri reporter scrivono dei buoni articoli, suscitano molti commenti, per la maggior parte negativi. Ma quando trasmettiamo quella storia anche tramite podcast, ricevono email gratificanti. Non sto dicendo che un giudizio negativo ma costruttivo non sia prezioso, naturalmente. Si sbaglia, ci si corregge, si chiede scusa e ci si impegna di più. Un altro motivo, per noi, era che stiamo acquisendo nuovi ascoltatori con i podcast e abbiamo cominciato a chiedere alle persone di sostenerci sottoscrivendo abbonamenti digitali a sme.sk. Abbiamo ricevuto email e commenti su Facebook da parte di persone che dicono di aver sottoscritto un abbonamento annuale permanente perché apprezzano le trasmissioni. In effetti questo fa nettamente la differenza, agli occhi della direzione e anche tra i nostri reporter. Se produci qualcosa che piace, le persone te ne sono grate e ti spiegano anche come fare meglio”.
Quali sono le tue considerazioni sulla partecipazione del pubblico che ascolta i vostri podcast?
“Il nostro indice medio di ascolto è sorprendente. Non abbiamo mai raggiunto il 90% netto con gli articoli o i video. Inoltre, se i lettori passano 35 minuti alla settimana sul nostro sito web, con i podcast i tempi come minimo raddoppiano; gli ascoltatori più affezionati ci passano persino quattro ore a settimana. Quando abbiamo iniziato a fare i podcast, abbiamo anche creato un gruppo Facebook, un ‘podcast club’ e il gruppo è diventato un sostegno importante. Le persone partecipano, commentano e ci forniscono riscontri sulle singole puntate delle varie trasmissioni che produciamo”.
Quali sono i tre consigli principali sul fare podcast che puoi dare ai giornalisti?
“Se la vostra redazione non fa podcast, proponeteli come un esperimento o come un progetto di rinnovamento, trovate alleati a livello di colleghi interessati a fare un podcast con voi e cominciate pian piano a costruire la vostra audience. Credo fermamente nelle conversazioni come format preferenziale per i podcast. E investirei un po’ di euro in un microfono quasi dignitoso per avere un audio pulito”.
Come ti sembra il futuro di questo formato nel giornalismo?
“Sono molto ottimista per questo format. Naturalmente dobbiamo tener presente che siamo ancora all’inizio della corrente dei podcast, e ci sono parecchi paesi e persino continenti dove i podcast non sono ancora ben conosciuti. Perciò vedo un grande potenziale di crescita. E auspicabilmente, un giorno sarà uno dei principali format di contenuti per ogni redazione. Sarebbe un futuro molto bello”.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente dall’European Journalism Center e viene ripubblicato per gentile concessione. Traduzione dall’inglese a cura di Claudia Aletti
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