Il 2016 sta avendo una protagonista indiscussa nel dibattito attorno al giornalismo: Snapchat. La piattaforma è infatti al centro delle attenzioni dei pubblicitari, degli editori e dei giornalisti stessi e, dopo essere esplosa come medium online di riferimento per il pubblico più giovane dal 2011, si sta ora ritagliando spazi importanti anche come canale per la distribuzione del giornalismo. Snapchat consente di inviare contenuti brevi e istantanei, principalmente foto o clip (che si autoeliminano dopo 24 ore), in modalità chat privata a utenti selezionati, oppure accessibili liberamente a tutta la propria cerchia di follower.
Proprio questa possibilità ha attirato le attenzioni dei media che vi hanno visto un’opportunità per raggiungere con agilità circa 100 milioni di utenti attivi quotidianamente che, ogni giorno, fruiscono oltre 10 miliardi di video dai propri smartphone. Diverse testate hanno iniziato a sperimentare con Snapchat negli Usa: NPR, Fusion, The Verge e testate più tradizionali come New York Times e Wall Street Journal già usano Snapchat regolarmente, mentre in Italia il Corriere della Sera ha recentemente seguito sull’app il pre-partita della finale di Champions giocata a Milano. I contenuti realizzabili includono dirette video, micro-interviste e commenti dei fatti del giorno in formato visuale. I risultati sono sempre ottimi in termini di engagement e aiutano ad accrescere la visibilità dei brand delle testate presso un pubblico, principalmente giovane, altrimenti difficilmente approcciabile. Al momento, il problema rimane ancora quello di trovare un modo per monetizzare direttamente questi contenuti, ma le potenzialità di espansione sembrano maggiori di quelle attribuite normalmente ad altri giganti digitali come Facebook o Twitter.
Snapchat è sotto la lente di ingrandimento di tutti perché si tratta di una piattaforma in forte crescita e di un ambiente pensato esclusivamente per Internet in mobilità, l’altra ossessione contemporanea del giornalismo. Da questo punto di vista, Snapchat è un paradiso anche per i brand in cerca di spazi di successo per la pubblicità. A loro la piattaforma offre almeno tre cose: una base utenti di millennials unica, la possibilità di raggiungerli su un canale privilegiato e quella di lavorare con formati nativi e orientati al mobile. La chiave di volta per Snapchat nel mondo dell’informazione potrebbe però essere il suo servizio Discover, dove alcuni media partner selezionati come CNN, Vice, BuzzFeed e National Geographic, possono postare contenuti nativi direttamente sulla piattaforma, approfittando di numerose potenzialità di produzione e personalizzazione dei contenuti.
Oltre alle enormi possibilità di crescita e profitto, Discover sembra avere un altro punto di vantaggio rispetto alla restante concorrenza social: sta spingendo al massimo le potenzialità di un formato, quello del video verticale, che è senza dubbio il più efficace sugli schermi degli smartphone. E ne sta facendo un nuovo standard, costringendo gli altri ad adattarsi. Che una parte del giornalismo digitale dei prossimi anni sia destinata a essere influenzata da Snapchat, inoltre, è evidente dal fatto che l’azienda californiana stessa stia assumendo giornalisti da far lavorare al proprio interno. Obiettivo: coprire le prossime elezioni Usa a colpi di video, emoji e “Snap”.
Articolo pubblicato originariamente dal Corriere del Ticino il 10/06/2016
Tags:app mobile, giornalismo online, Internet mobile, Snapchat, social media