In classe si studia il futuro del New York Times

17 Marzo 2015 • Editoria, Più recenti • by

Il New York Times ha al suo attivo 15 app, un team interno per il native advertising (T-brand studio), non ha mai rinunciato al paywall e ha da poco inaugurato un nuovo e più grande video-player sul suo sito.

Serviranno queste mosse a garantire il futuro del giornale? Quali sono le strategie di successo? Quali quelle destinate a fallire? Rispondere a queste domande è quello che tentano di fare dodici studenti della New York University con il corso “The Future of the New York Times”, tenuto da Jay Rosen.

Nella prima metà del semestre gli studenti hanno incontrato alcuni “insider”- passati e presenti giornalisti della testata – come Jim Roberts, già Assistant Managing Editor (oggi Executive Editor a Mashable), Lexie Mainland, Special Project Editor della Gray Lady o Margaret Sullivan, Public Editor che ha dichiarato alla classe che il New York Times non è un quotidiano cartaceo con una forte componente digitale, bensì una digital media company che, tra le altre cose, pubblica un quotidiano.

Grazie a tutti questi incontri e allo studio di documenti come l’ormai famoso “Innovation report” o le analisi di Nikki Usher della George Washington University, autrice di Making News at the New York Times, gli studenti di Rosen hanno individuato tredici strategie messe a punto dal quotidino della Grande Mela per affrontare l’incerto futuro dei media, da loro chiamate “future-facing initiatives” e che descrivono in un sito web disegnato e creato dal loro stessi.

Questa lista e il suo contenuto saranno oggetto di modifiche e revisioni durante la seconda parte del semestre, in risposta a commenti, suggerimenti e repliche in arrivo anche dalla stessa redazione del New York Times. Durante le prossime settimane, tuttavia, ciascun studente si concentrerà soprattutto su uno dei prodotti lanciati dal giornale nel recente passato: da NYT Now al sito in cinese, dalla NYT Cooking app ai “sottoprodotti” come Well, Upshot o DealBook.

Ognuno di questi progetti poi verrà adoperato al massimo delle sue potenzialità e confrontato con altri simili. Verso la metà o la fine di maggio è invece previsto il verdetto e sarà interessante osservare quanto il New York Times deciderà di prestare ascolto a questo “gruppo di undergrads”.

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