COVID-19 e la sfida per il fact-checking

12 Marzo 2020 • Etica e Qualità, In evidenza • by

Centers for Disease Control and Prevention (CDC) / public domain

Il COVID-19, più comunemente noto come Coronavirus, continua a diffonders in tutto il mondo e ha già infettato migliaia di persone da quando è stato identificato per la prima volta nella città cinese di Wuhan nel 2019.

Allo stesso tempo, si è diffusa in parallelo anche un’ondata di disinformazione sul virus, che è finita per nutrire visioni falsate sulla malattia, diffondendo panico e paura in tutto il mondo. Teorie complottiste sulle origini del virus, ad esempio, continuano a circolare e numerose informazioni false sono state fatte circolare anche per quanto riguarda le possibili cure contro la malattia.

La proliferazione di fonti di informazione non affidabili rappresenta una delle sfide più importanti per i giornalisti e le loro audience, ma le testate che si occupano di fact-checking si sono da subito impegnato a pieno regime per cercare di fare debunking delle informazioni false o allarmiste.

1. Come si sta combattendo la disinformazione su COVID-19?
Ecco una panoramica sul alcune iniziative intraprese dalla piattaforme di fact-checking per divulgare informazioni verificate e affidabili su Coronavirus:

PolitiFact, una testata di fact-checking americana gestita dal Poynter Institute for Media Studies, ha pubblicato diversi articoli al fine di smentire molte informazioni false circolate online nelle settimane che hanno seguito la diffusione del virus. Ogni articolo di questa serie si conclude con una lista delle fonti usate da PolitiFact per il processo di fact-checking. La guida per i lettori messa a disposizione della testata analizza diversi tweet o post di Facebook ingannevoli, oltre che bufale circolate su WhatsApp o altre piattaforme di chat. Il Washington Post ha scritto come proprio WhatsApp sia stato un veicolo di circolazione di bufale e teorie del complotto sul Coronavirus. Il sito di fact-checking inglese FullFact ha invece prodotto una newsletter speciale dedicata proprio alle notizie sul Coronavirus.

In Africa, sulla scia del primo caso nella regione sub-sahariana del continente, WhatsApp – una delle principali app di chat anche in questa zona – è diventato un canale chiave per la circolazione della dis- e misinformazione sul tema. AfricaCheck, il primo sito di fact-checking africano, ha usato un canale WhatsApp, ‘’What’s crap on WhatsApp?’’, per debunkare bufale e altri contenuti malevoli diventati virali sull’app. Già a inizio febbraio, ad esempio, l’iniziativa ha analizzato i primi flussi di disinformazione dedicata al diffondersi del virus in Africa.

L’editor per la Nigeria di AfricaCheck, David Ajikobi, ha parlato all’Ejo anche di Kweli, un chat-bot dedicato al fact-checking sviluppato per verificare contenuti ricevuti direttamente dagli iscritti. Una volta concluse le sue verifiche, il bot invia una notifica con i risultati agli utenti.

Nel 2017, Agence France Press (AFP) ha inaugurato un blog dedicato al fact-checking, AFP Fact Check. Attualmente ci lavorano 70 giornalisti impegnati a verificare contenuti in 30 paesi e in diverse lingue, compreso il francese, l’inglese, lo spagnolo, l’arabo e l’indonesiano.

Julie Charpentrat, giornalsita che lavora al progetto, conferma di aver dovuto verificare, insieme ai suoi colleghi, diverse comunicazioni false mascherate per ufficiali a riguardo di nuovi casi o create per sembrare consigli diramati dalle autorità sanitarie. I fact-checker di AFP hanno incontrato anche informazioni non veritiere su come evitare il contagio. Charpentrat ha anche aggiunto che molti di questi messaggi falsi sulla prevenzione potrebbero portare a gravi danni di salute o anche alla morte.

Anche i team di altri progetti di fact-cheking, come Les décodeurs di Le Monde, The Observers di France24 e Fact Check di Associated Press hanno a loro volta fatto sforzi notevoli per rispondere alla disinformazione in un frangente informativo tanto pericoloso.

2. La collaborazione è fondamentale

Lo scorso gennaio, i team di organizzazioni di fact-checking di 30 paesi hanno unito le forze per verificare le informazioni sul COVID-19. Questo progetto collaborativo è coordinato dall’International Fact-Checking Network, un gruppo indipendente che comprende 80 sigle for- e non-profit attive in 40 paesi. I giornalisti che hanno partecipato all’iniziativa hanno, ad esempio, creato degli hashtag sui social media (#CoronaVirusFacts e #DatosCoronaVirus, in particolare) e stanno sfruttando le possibilità fornite dal digitale per favorire la collaborazione per la verifica delle informazioni in varie lingue e aree geografiche.

Cristina Tardáguila, Associate Director dell’International Fact-Checking Network ha dichiarato all’EJO che il progetto è stato fin qui in grado di pubblicare più di 500 verifiche e 7 report da quando è diventato operativo. I report sono disponibili qui. I partecipanti stanno utilizzando anche ClaimReview, uno strumento che realizzato da Schema.org che aiuta ad apparire in posizioni più alte tra i risultati di Google e a promuovere i contenuti sui social, al fine di essere maggiormente visibili. L’International Fact-Checking Network sta anche spingendo da tempo perché piattaforme com Google, Facebook e Twitter facciano di più per far risaltare maggiormente il lavoro dei fact-checker.

3. Cosa dovrebbero fare i giornalisti?

  • Far riferimento al lavoro già svolto dai fact-checker

Fact Check Explorer, messo a disposizione da Google, consente agli utenti di trovare i risultati di fact-checking sul Coronavirus. Qui si può trovare una spiegazione su come funziona questo strumento. Google ha anche messo online una pagina di Crisis Response in cui trovare altre modalità di accesso a informazioni affidabili. Inoltre, il motore di ricerca sta anche collaborando con la World Health Organisation (WHO) per lanciare un SOS Alert che comparirò in cima ai risultati di ricerca quando si cercano informazioni sul Coronavirus.

  • Essere scettici nei confronti immagini e video

Gli strumenti di verifica delle immagini di Google, Baidu o Yandex, oltre ad applicazioni come TinEye o Invid per i video possono essere utilizzati per controllare foto o video disponibili online o messi in circolazione dagli utenti. Google Maps, Earth e Street View possono a loro volta essere molto utili per verificare luoghi o scenari.

  • Controllare sempre le fonti ufficiali

Ricordatevi che le informazioni ufficiali sono sempre disponibili da qualche parte. Anche se alcuni governi potranno voler nascondere la reale situazione nei loro paesi, i siti ufficiali delle organizzazioni sanitarie sono fonti affidabili di informazione sul virus e sulla sua diffusione in una specifica area. Ecco alcune risorse fondamentali sul piano internazionale:

Altre risorse per giornalisti:

Articolo tradotto dall’originale inglese

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