Le manifestazioni degli indignati di tutto il mondo e in particolare quella degenerata in violenza a Roma hanno avuto risvolti anche nel modo in cui le notizie provenienti dai cortei sono state diffuse e raccontante dai media tradizionali e da quelli di nuova generazione. Chi scrive ha passato il pomeriggio del 15 ottobre davanti al computer, osservando il flusso dei tweet su Twitter, l’aggiornarsi delle pagine online di alcuni quotidiani italiani e la diretta di Rai News 24 trasmessa in streaming. La sensazione nel seguire i diversi flussi informativi era che vi fossero delle forti differenze nelle scelte editoriali delle diverse testate nel riportare e interpretare gli eventi ma soprattutto un grande “gap informativo” tra l’aggiornamento in diretta via Twitter e quello dei media tradizionali.
È stato possibile notare, in particolare, un differente atteggiamento nel riportare i primi segnali di svolta violenta del corteo osservando il flusso dei tweet in parallelo all’aggiornarsi delle homepage dei maggiori quotidiani italiani (Repubblica, Corriere della Sera e La Stampa). Quando il corteo si trovava ancora in via Cavour alcuni gruppi isolati, e in quel momento assolutamente marginali, hanno dato fuoco a delle automobili e infranto delle vetrine. In quel momento l’episodio sembrava isolato e non vi erano le avvisaglie di una più ampia degenerazione degli eventi: i quotidiani hanno da subito messo in evidenza ed enfatizzato i danneggiamenti lanciandoli come prima notizia anche se fino a quel momento, alla luce della portata del corteo, si trattava di episodi minoritari.
Il Corriere ha titolato addirittura con un generico e preoccupante “assalto ai ministeri” quando in realtà ad aver subito danni è stato un solo edificio in via Labicana a lungo confuso tra una caserma della Guardia di Finanza in disuso e una sede distaccata del ministero della Difesa.
Al contrario Twitter aggiornava sull’andamento del corteo rivelando la presenza di gruppi di violenti lasciati liberi di distruggere le auto e le vetrine lungo il tracciato della manifestazione e i tentativi dei pacifici di allontanarli. Insieme ai messaggi dei presenti, il social network ha ospitato i commenti di chi stava seguendo le notizie attraverso i mezzi di informazione. I messaggi di questi ultimi erano apertamente influenzati dal tono apocalittico con cui da subito le testate mainstream hanno commentato i primi incidenti e stridevano con quanto si poteva leggere dai contributi di chi si trovava a Roma. Sui quotidiani i primi danneggiamenti hanno immediatamente sostituito la manifestazione nel suo complesso, diventando la notizia principale: si è persa da subito la dimensione mondiale dell’evento e l’assoluta tranquillità della stragrande maggioranza delle persone in strada.
Sul social network, al contrario, le informazioni giungevano più velocemente e più precise: se per le grandi testate italiane a Roma è stata da subito guerriglia, Twitter – che è fuori dai meccanismi di creazione della notizia, essendo un network e non una testata – ha elaborato più attentamente quello che stava avvenendo.
L’ottimo lavoro di Rai News che ha fornito una copertura in diretta precisa e mai sopra le righe, mettendo chiaramente in evidenza le due anime della manifestazione, quella pacifica e quella violenta, ha aiutato a fare ordine nel costante flusso di aggiornamenti. L’associazione tra immagini in diretta e i racconti degli inviati sul posto ha assunto toni più vicini alle dinamiche di Twitter: la simultaneità del video e l’oculatezza dei commenti hanno reso un servizio accurato e non enfatizzato.
Comuni nel complesso a tutti i media rimangono gli episodi di approssimazione nei commenti. Il termine “ACAB”, ad esempio, acronimo per “All cops are bastard” (Tutti gli sbirri sono bastardi, nda) apparso di frequente tra le scritte sui muri e sulla camionetta data alle fiamme è stato indicato in più casi come la sigla di una compagine del tifo ultras napoletano, quando in realtà si tratta di un motto di derivazione britannica fatto risalente addirittura agli scioperi dei minatori negli anni ’40 molto in voga nelle contestazioni in UK alla fine degli anni ’70 e nella sottocultura punk e adottato successivamente dall’universo del tifo organizzato e dell’estremismo politico di tutta Europa. Tra i bias più frequenti, anche il riferimento agli ambienti antagonisti come a un complesso e generico insieme di “giovani dei centri sociali”, questione mai approfondita seriamente dalla carta stampata se non in un caso.
Allo stesso modo sono ancora costanti, specialmente nell’online, i riferimenti gonfiati ad alcuni episodi isolati e non preminenti dei fatti: ne è esempio il caso fortemente emotivo della statua della Madonna distrutta finito addirittura tra i lanci principali dei siti come notizia singola cui si sono dedicate intere fotogallery e numerosi video.
Ecco l’analisi dei media presi in considerazione:
Twitter:
Twitter ha accentrato i messaggi inviati in diretta dai luoghi della manifestazione romana, raccogliendoli in alcuni hashtag condivisi dagli utenti da subito schizzati in cima al ranking di giornata degli argomenti più dibattuti. La stragrande maggioranza dei tweet relativi alla manifestazione romana sono stati listati con i tag #15ott, #indignati e #15O. A seguire gli avvenimenti anche molti commentatori che hanno twittato costantemente, con argomenti diversi, a riguardo degli eventi: tra i tanti, il direttore di Europa Stefano Menichini, il blogger Beppe Civati, il collettivo di scrittori Wu Ming, Luca Sofri de ilPost.it, Gianni Riotta e il giornalista Alessandro Gilioli, testimone oculare dei momenti più drammatici degli scontri insieme a tutte le persone coinvolte dalla guerriglia esplosa in Piazza San Giovanni che hanno raccontato quello che stava avvenendo.
Rai News 24:
La simultaneità di immagini e audio dal centro di Roma ha garantito un coverage preciso e dettagliato dei fatti, non esasperato e preciso nel raccontare la portata degli eventi dall’inizio preoccupante ma marginale fino alla drammatica degenerazione che ha portato a Piazza San Giovanni. Interessante anche la decisione del tg diretto da Corradino Mineo di trasmettere per larga parte del pomeriggio in split-screen le immagini delle violenze e quelle del corteo che avanza pacificamente. Questa scelta ha consentito di fornire una panoramica precisa su ciò che stava avvenendo a Roma. In sostanza Rai News ha fornito un ottimo servizio che fa apparire immotivate le critiche mosse al tg di Mineo dal capogruppo della Commissione di Vigilanza sulla Rai Sen. Alessio Butti che ha parlato di “diretta inaccettabile che offende la storia della Rai” e di “distorsione dei fatti”.
Quotidiani:
Le homepage di Repubblica, Corriere della Sera e La Stampa hanno dato l’impressione di rincorrersi e influenzarsi vicendevolmente soprattutto nella scelta dei campi semantici e dei materiali multimediali pubblicati accentuando l’effetto rapsodico e confusionario nella fornitura della notizie. Più controcorrente e accattivante la scelta di due quotidiani solo online come Linkiesta e ilPost.it che hanno aggiornato i loro lettori con un liveblog semplice e sobrio che nel secondo caso intitolandosi “Le manifestazioni di oggi nel mondo” non ha perso di vista la dimensione mondiale delle manifestazioni degli indignati, offuscata nella maggior parte dei casi dagli scontri di Roma.
Con il ritardo da cui il medium è ormai caratterizzato, i maggiori quotidiani del giorno dopo hanno a loro volta aperto con i fatti di Roma. Le edizioni cartacee delle testate prese in visione online hanno mantenuto un’impostazione molto simile a quanto pubblicato in rete. Il Corriere e La Stampa hanno in prima pagina la stessa fotografia (utilizzata anche da Libero e Il Giornale e da altre testate più piccole) che ritrae un ragazzo che lancia un estintore vicino a delle fiamme. Il quotidiano diretto da Ezio Mauro, invece, ha optato per un’immagine della camionetta dei Carabinieri data alle fiamme, non utilizzata da nessun altro quotidiano a grande diffusione.
Corriere della Sera:
Il Corriere è uscito con otto pagine sulla manifestazione romana ma senza un vero e proprio editoriale in prima pagina dedicato agli indignati, spazio lasciato a un intervento di Mario Monti sui mercati europei. L’unico commento è affidato ad Aldo Cazzullo. All’interno, due pagine di cronaca con una mappa delle vie di Roma interessate e un pezzo sulla composizione dei gruppi violenti, approfondito da un articolo di Giovanni Bianconi sulla strategia utilizzata dai facinorosi per sfondare il corteo pacifico. Solo dopo i commenti politici e quelli alle dichiarazioni di Draghi il Corriere dà spazio alle proteste in tutto il mondo con una pagina più fotografica che di approfondimento e all’anomalia della violenza italiana con alcuni interventi esterni. Poco spazio (un solo box) è dedicato alle prime pagine dei quotidiani esteri.
La Stampa:
Anche La Stampa ha otto pagine su Roma e gli indignati ma in più l’editoriale del direttore Mario Calabresi dedicato. All’interno, ampio spazio ai classici articoli di cronaca sul pomeriggio di scontri, il punto di vista dei pacifici, le dichiarazioni di Draghi e i commenti politici. Flavia Amabile firma un pezzo riassuntivo sulle recenti manifestazioni che hanno interessato l’Italia. In seguito, ampio spazio è dedicato agli indignati in tutto il mondo grazie a una mappa che rende perfettamente la portata globale dei cortei. La Stampa è anche l’unico quotidiano a fare riferimento alle dichiarazioni contro Rai News e alla polemica sulle dirette negate agli altri tg del servizio pubblico.
La Repubblica:
Repubblica dedica agli indignati nove pagine complessive. Eugenio Scalfari firma il suo tradizionale editoriale della domenica aprendolo con i fatti romani mentre un’altra analisi, più specifica, è affidata a Gad Lerner. All’interno si trovano due pagine di cronaca arricchite da una mappa del centro di Roma che aiuta a identificare le vie citate negli articoli. Un intero pezzo, richiamato in prima pagina e dalla foto scelta, è dedicato alla camionetta assaltata in piazza San Giovanni, un altro al punto di vista dei pacifici e uno più breve esclusivamente alla statua della Madonna della chiesa dei Santi Marcellino e Pietro distrutta durante gli scontri. Controcorrente rispetto ai concorrenti la scelta di affidare a Carlo Bonini due pezzi di commento: uno sulle falle nel controllo dell’ordine pubblico e un altro di approfondimento sulla composizione dei “violenti”, questione affrontata nel dettaglio solo da Repubblica. Al contrario, poco spazio è dedicato alle manifestazioni nel resto del mondo.
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