COVID-19 e giornalismo: Kosovo

5 Giugno 2020 • Brevi, Giornalismi • by

Il Coronavirus SARS-Cov-2 / Pixabay / public domain

Questo articolo è parte di una serie dell’EJO dedicata alla copertura giornalistica del Coronavirus COVID-19 nel mondo. La lista completa degli articoli è disponibile qui e in inglese.

L’esplosione del Coronavirus in Kosovo ha avuto meno impatto sui media che in molte altre parti d’Europa. Sebbene il governo abbia dichiarato un’emergenza per la salute pubblica a metà marzo e il paese sia entrato in un lockdown totale per sette settimane, l’esecutivo ha resistito alle pressioni del presidente Hashim Thaci per dichiarare uno stato di emergenza formale. Questo ha significato che non sono state imposte misure che limitano la libertà dei media.

La situazione della libertà dei media in Kosovo è stata per qualche tempo confrontata favorevolmente con quella dei paesi vicini: classificato in 70esima posizione nell’ultimo World Press Freedom Index compilato da Reporter senza frontiere, il Kosovo ha un punteggio migliore rispetto ad Albania, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia. Freedom House, nel suo rapporto “Nations in Transit” per il 2020, ha invece fatto notare un miglioramento progressivo nella valutazione della situazione dei media kosovari.

Standard giornalistici elevati
I media kosovari hanno iniziato a prestare attenzione alla pandemia di COVID-19 solo dopo che i primi casi sono stati registrati in Albania l’8 marzo. Il primo caso nello stesso Kosovo è stato registrato invece il 13 marzo; da allora in poi, tutti i media hanno trattato ampiamente la situazione.

I media mainstream hanno complessivamente mantenuto standard giornalistici elevati nella loro copertura della pandemia: la maggior parte delle testate ha fatto sforzi importanti per tenere informati i cittadini, basando il proprio lavoro su fonti ufficiali e facendo attenzione ad attenersi alle informazioni verificate. I canali televisivi e la maggior parte dei media online si sono preoccupati di rispettare il diritto all’anonimato delle persone colpite dal virus.

I media hanno trattato la storia da diverse angolazioni, riportando il numero di casi confermati di COVID-19, le misure imposte dal governo, le condizioni della clinica per le malattie infettive presso il Centro clinico universitario del Kosovo (UCCK) e le sfide affrontato dal personale medico.

La crisi politica mette in ombra la pandemia
Meno di due settimane dopo la conferma del primo caso COVID-19 in Kosovo, il paese ha vissuto un momento di subbuglio politico quando il governo di coalizione guidato dal Primo Ministro Albin Kurti è caduto dopo un voto di sfiducia appoggiato dalla maggioranza dei parlamentari. Il voto è stato innescato dal licenziamento, voluto da Kurti, del ministro degli Interni Agim Veliu, che appartiene al partito della Lega Democratica (LDK), formazione partner della coalizione con il Vetëvendosje di Kurti (Movimento di autodeterminazione / LVV). Veliu aveva appoggiato la richiesta del presidente Thaci di imporre uno stato di emergenza in risposta alla pandemia, ma Kurti si era opposto a questo.

Dal 25 marzo, il gabinetto di Kurti ha ricoperto il ruolo di governo custode e l’agenda delle notizie è stata dominata dalle macchinazioni politiche e dai vari tentativi di formare un nuovo governo, temi che hanno preso il posto della crisi del Coronavirus come storia principale.

La disinformazione diventa virale sui social media
Diverse tipologie di disinformazione hanno iniziato a circolare anche in Kosovo non appena sono emerse le prime notizie sul nuovo Coronavirus, principalmente sui social media. In Kosovo, i social sono considerati una delle principali fonti di informazione, ma sono anche una fonte primaria di disinformazione. Tale disinformazione – spesso relativa ad argomenti come l’esistenza di un vaccino contro il COVID-19 – tende a essere ampiamente condivisa da persone comuni, ignare che ciò che hanno letto non è stato adeguatamente verificato, contribuendo così all’amplificazione di questi contenuti. Una ricerca che ho condotto mostra come a marzo e ad aprile ci fossero cinque categorie principali di disinformazione relative alla diffusione del COVID-19 su Facebook in albanese.

Negli ultimi mesi, i media mainstream non hanno dedicato molti sforzi alla lotta contro la disinformazione. A causa delle turbolenze politiche, la maggior parte dei media ha dedicato le proprie risorse e il proprio spazio limitato alla copertura degli sviluppi politici invece che alla crisi del Coronavirus e alle sue conseguenze in termini di disinformazione.

Le opinioni espresse su questo sito web sono quelle dei soli autori e non riflettono o rappresentano necessariamente le opinioni, le politiche o le posizioni di tutto l’EJO.

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