I giornali in Iraq commissionano inchieste di giornalismo investigativo nel tentativo di ampliare la loro offerta di contenuti e attrarre e mantenere un pubblico che altrimenti si rivolgerebbe esclusivamente alle piattaforme digitali di news locali. Tuttavia, il costo dei progetti di questo tipo, la mancanza di accesso alle informazioni pubbliche e i limiti alla libertà di stampa stanno ostacolando lo sviluppo di questa specialità in Iraq. Un recente studio, “The Obstacles of Investigative Journalism in Iraq from the Point of View of Iraqi Journalists”, ha rivelato uno stato delle cose chiaro: i media tradizionali iracheni finanziano progetti investigativi su base occasionale, ma sono scoraggiati dal farlo su base più sistematica dalle difficili condizioni esterne.
La Prof.ssa Bushra Al-Hamdani, iracheno, ha parlato con venticinque giornalisti di quattro dei maggiori quotidiani nazionali del paese, Zaman, Mada, Assabah e Mashrek, e membri del Network of Iraqi Reporters for Investigative Journalism (Nirij) con sede a Baghdad, un’organizzazione che promuove il giornalismo a livello locale. La ricerca di Al-Hamdani ha messo in evidenza i problemi che i reporter investigativi iracheni devono affrontare nello svolgimento del loro lavoro. Tra questi vi sono certamente i rischi importanti relativi al lavorare in un paese afflitto dai conflitti religiosi e settari. In Iraq i giornalisti diventano spesso bersagli delle milizie pro-governo o dei gruppi militanti di opposizione e godono di scarsa protezione contro queste minacce. Chi fa informazione, inoltre, deve anche affrontare ostacoli legali e una mancanza di trasparenza grave da parte delle autorità, rivela lo studio. Gli iracheni occupano attualmente la 158esima posizione (su 180) nell’indice mondiale della libertà di stampa redatto annualmente da Reporters Without Borders.
Salari bassi e poche risorse
La mancanza di trasparenza da parte delle fonti governative è stato il problema citato più spesso dalla maggior parte (80%) dei partecipanti alla ricerca. Anche la mancanza di risorse finanziarie per condurre il lavoro investigativo, specialmente per acquistare strumenti elettronici come apparecchi di registrazione, è stata citata dalla maggioranza dei giornalisti coinvolti. Solo un quinto dei giornalisti intervistati ha infatti affermato di possedere l’equipaggiamento adatto a svolgere il proprio lavoro di inchiesta a dovere. Anche l’atteggiamento delle redazioni è stato un aspetto citato molto spesso; più della metà (60%) dei giornalisti interpellati ha detto di sentirsi poco considerato dai propri datori di lavoro. Inoltre, solo il 12% dei partecipanti ha confermato l’esistenza di una cultura del giornalismo investigativo sul proprio posto di lavoro.
Focus sulla formazione
Sebbene un’educazione continuativa sia considerata una parte importante della carriera di un giornalista, sono pochi i corsi offerti nel settore del giornalismo. Solo il 12% di chi ha partecipato allo studio ha confermato di aver frequentato dei corsi specifici, condotti da organizzazioni internazionali. In Iraq sono stati fatti sforzi per rendere disponibile ai reporter una preparazione adeguata e nuovi corsi sono ora in programma. Nel 2016, ad esempio, due università di Baghdad hanno aperto dei corsi di master in giornalismo investigativo, mentre le università di Sulaymaniyya e Dahuk sono state aiutate dall’International Media Support (Ims) di Copenaghen, che ha lavorato in questa area per sei anni. Osama Al Habahbeh, responsabile del programma Ims Iraq, ha spiegato: “Ims ha facilitato l’apertura di unità di giornalismo investigativo, mentre gli istruttori del Nirij forniscono preparazione sia agli insegnanti che agli studenti”.
Questi corsi hanno già avuto un impatto tangibile. Secondo Rebaz Mohammed, coordinatore del programma Ims con sede in Iraq, il lavoro della Nirij ha attratto copertura giornalistica e attenzione da parte delle agenzie governative e un’indagine (sull’uso di medicinali scaduti) ha portato a una procedura giudiziaria e a un risarcimento per le vittime. Altri argomenti posti recentemente sotto investigazione dai media iracheni sono stati lo spreco di fondi pubblici, la mancanza di giustizia, irregolarità commesse da ufficiali pubblici e la complessiva mancanza di accountability: per esempio, una recente indagine del Nirij, ISIS’s Real Estate Empire, invece, ha indagato sulla misteriosa scomparsa di migliaia di atti di proprietà a Mosul. Nonostante la ricerca di Al-Hamdani sia limitata al giornalismo iracheno, altri paesi arabi affrontano problemi simili. La maggior parte dei paesi della regione, ad esempio, non ha ancora leggi adatte per proteggere i giornalisti investigativi, come il diritto di accesso all’informazione (Foia) o per la protezione delle fonti.
I risultati di questa ricerca sono stati presentati a una conferenza, “Towards a vision for the future to build a responsible media”, organizzata l’anno scorso dalla Iraqi University di Baghdad, in collaborazione con il Nirij.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente dall’Osservatorio arabo di giornalismo, traduzione dall’inglese a cura di Giulia Quarta.
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