Perché le app di chat sono importanti per la fruizione delle news

13 Febbraio 2019 • Digitale, Più recenti • by

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Scontenti per via della mancanza di privacy, dell’inasprimento dei dibattiti online e della crescente commercializzazione, gli utenti si stanno sempre più allontanando da piattaforme aperte come Facebook in favore di social media e app di messaggistica più riservate, come WhatsApp. Questo non è vero solo a livello generale, ma, come ha dimostrato l’ultimo Digital News Report, riguarda anche il consumo e la condivisione delle notizie. In uno studio recente (si veda qui e qui per i documenti completi), abbiamo cercato di far luce su ciò che sta accadendo in questi spazi mediatici “dark social”.

Difficili da valutare
Sfortunatamente, sappiamo molto poco dell’uso che le persone fanno di notizie e articoli giornalistici sulle app di messaggi o i gruppi Facebook privati. È difficile, infatti, impiegare i consueti tracking software per quantificare le interazioni degli utenti con i contenuti condivisi su app come WhatsApp o Facebook Messenger, perché la maggior parte di queste applicazioni gestisce il traffico dell’utente senza che, quando si clicca su un link, vengano riportati i dati di referral, che non compaiono nei parametri raccolti dalle organizzazioni giornalistiche. I dati sull’audience raccolti dalle timeline pubbliche di Facebook e Twitter o attraverso le condivisioni via WhatsApp potrebbero perciò essere solo la punta dell’iceberg delle audience online. Quello che avviene nelle chat stesse è difficile da valutare.

Inoltre, le esperienze e le motivazioni che spingono o meno le persone a consumare, condividere, e discutere notizie su siti e app di social network chiusi rimangono relativamente inesplorate. Per risolvere questo enigma e far luce su ciò che accade a porte chiuse, abbiamo seguito diverse comunità online nei Paesi Bassi. Abbiamo scelto gruppi di colleghi di lavoro, amici, vicini, volontari locali e una squadra di calcio. I gruppi erano composti da persone che si conoscevano personalmente e che comunicavano tramite piattaforme di social media almeno due volte a settimana. Abbiamo chiesto ai partecipanti di ciascun gruppo di esaminare le loro modalità di utilizzo dei social media, i contenuti che avevano condiviso e il ruolo delle notizie e del giornalismo su quelle piattaforme.

Interagire con le notizie in spazi semi-privati
I dati che abbiamo raccolto mostrano che gli utenti interagiscono molto meno con il Newsfeed di Facebook: i partecipanti al nostro studio, ad esempio, hanno affermato che loro e i loro amici raramente postano ancora qualcosa sui loro profili pubblici su Facebook. La piattaforma, dall’essere uno spazio di interazione e discussione, si sta così trasformando in un semplice luogo di interscambio per il consumo di vari flussi d’informazione (giornalismo, lifestyle, aggiornamenti social sempre più scarsi). Invece, le app di chat e i gruppi Facebook vengono considerati degli spazi più idonei per interagire con le notizie. I nostri partecipanti dicono che questi offrono un ambiente più sicuro per lo scambio di opinioni e la discussione di questioni pubbliche con rischi limitati nell’esporsi e nel confrontarsi. Inoltre, rendono molto più semplice per gli utenti immaginare i propri interlocutori nel momento in cui condividono o discutono le notizie. I nostri gruppi di studio hanno inoltre evidenziato che questi spazi più privati offrono migliori opportunità di approfondire gli argomenti e con maggior flessibilità, senza costringere i partecipanti a esporre agli altri delle affermazioni che potrebbero essere percepite come definitive.

Sebbene le applicazioni di messaggistica, in teoria, si prestano alle breaking news, i nostri partecipanti hanno dichiarato che raramente condividono storie su app come WhatsApp per essere i primi a riportare le novità. Gli utenti presumono che gli altri abbiano già sentito di tali eventi con altri mezzi. Al contrario, le app di chat vengono utilizzate per condividere informazioni di secondo piano rispetto a notizie popolari, esplorare le questioni da più punti di vista o scoprire l’impatto delle notizie sulle loro vite nell’immediato. In questo contesto, le app di messaggistica sono utili per tracciare connessioni tra le notizie e formarsi opinioni su questioni pubbliche. È interessante notare che i nostri risultati suggeriscono come gli utenti preferiscano condividere notizie provenienti da organizzazioni giornalistiche che conoscono, perché considerano le loro storie più affidabili.

L’importanza del contesto sociale
La maggior parte delle persone intervistate nella nostra ricerca era parte di più gruppi WhatsApp e Facebook. Tuttavia, il loro coinvolgimento varia considerevolmente tra le varie community, a seconda dello scopo e delle norme sociali dei singoli gruppi. Abbiamo anche riscontrato che i gruppi sui social media tendono ad avere uno scopo specifico. Mentre alcune delle comunità intervistate utilizzavano il loro gruppo per tener d’occhio le notizie evitando di discutere troppo sulle storie condivise, altri vedevano invece il loro gruppo come uno spazio per dibattere amichevolmente su questioni pubbliche prendendo le notizie come spunto per la conversazione.

Nei gruppi che consideravano le loro community come semplici mezzi per rafforzare le relazioni, il giornalismo giocava un ruolo minore. In questo caso, alcune norme implicite facevano sì che la conversazione restasse leggera e informale e i membri di solito evitavano di condividere notizie. Anche il tipo di relazioni all’interno del gruppo riveste una certa importanza: nelle community i cui membri erano semplici conoscenti, invece che amici intimi, le notizie ricoprivano un ruolo più importante, poiché gli interessi in comune erano minori. Le notizie erano un facile argomento di conversazione, sottolineando le potenzialità connettive del giornalismo.

Sfide economiche e democratiche
Questo interesse verso i social media “dark” rappresenta una sfida economica per le organizzazioni di informazione. I limiti tecnici di queste piattaforme rendono infatti più difficile che le notizie si diffondano e diventino virali. La crescita nell’utilizzo di app di messaggistica per la diffusione delle notizie solleva anche importanti questioni democratiche. I “dark” social media offrono agli utenti spazi sicuri per elaborare notizie insieme a persone di cui si fidano. In questo modo viene facilitata certamente la coesione sociale all’interno del gruppo.

Tuttavia, il fatto che tali discussioni si svolgano in spazi privati inaccessibili a chi non ne fa parte può costituire un ostacolo alla classica funzione integrativa del giornalismo – porre un terreno comune tra i cittadini. Soddisfare l’obiettivo di facilitare una più ampia connessione pubblica che trascenda i confini della community, e, contemporaneamente, le esigenze degli utenti per quanto riguarda la privacy e la necessità di dare un senso alle cose attraverso reti interpersonali, sarà quindi una delle maggiori sfide future per le organizzazioni giornalistiche.

I risultati di questo studio sono stati precedentemente pubblicati sui journal New Media & Society e Digital Journalism. Entrambi i nostri articoli “Shedding light on the dark social: The connective role of news and journalism in social media communities” e “Sharing and discussing news in private social media groups: The social function of news and current affairs in location-based, work-oriented and leisure-focused communities” sono liberamente accessibili

Articolo tradotto dall’originale inglese da Claudia Aletti

 

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