Tutto cambia, ma i valori fondanti del giornalismo, possono e devono essere preservati anche nel passaggio a un mercato dell’informazione basato sul web. L’opinione di Tom Rosenstiel, direttore del Project for Excellence in Journalism
Ciò che più si teme è il cambiamento, ma il cambiamento è essenziale per migliorare e raggiungere nuovi traguardi. Il processo di innovazione, comunque e sempre, ha decretato la crisi dei modelli di mercato esistenti, ma ne ha favorito l’evoluzione. Così è per il giornalismo: le opportunità sono molto maggiori delle minacce. E’ questo, in sintesi, lo scenario disegnato da Tom Rosenstiel – giornalista e direttore del Project for Excellence in Journalism del Pew Research Center – in un recente intervento che proponiamo nella sua interezza in questo video realizzato dalla Public Radio del Minnesota.
httpv://www.youtube.com/watch?v=3i71DpIf4E8
Il pregio dell’intervento di Rosenstiel è porre la questione del futuro delle notizie e dell’informazione non tanto agitando lo spauracchio della fine del giornalismo o di una sua sua incerta sopravvivenza. Secondo il giornalista la trasformazione è di mercato, possono venire meno i presupposti che hanno consentito a istituzioni e organizzazioni editoriali di prosperare nell’alveo della carta stampata, ma i segnali che provengono dai cittadini e dai lettori esprimono solo e soltanto un’unica e forte domanda di rinnovamento in termini di proposizione dell’offerta. La tecnologia, Internet, è l’elemento che ha fatto saltare i vecchi schemi e messo in discussione posizioni consolidate, imponendo al mercato un diverso rapporto con i consumatori.
Ma è bene non trascurare una realtà importante. Per quanto importante possa essere imponente in termini di numeri l’informazione alternativa o complementare alla carta, afferma Rosenstiel, i 50 maggiori siti di informazione recensiti dal Pew Research appartengono a marchi e testate storiche. Pochi, pochissimi sono i nuovi media che sono entrati nella classifica dei Top 50 News sites , Huffington Post e Drudge le uniche eccezioni.
L’attenzione sul futuro dei media – dice Rosenstiel – non è mai stata così grande e il coinvolgimento delle persone è sempre più alto. Le potenzialità del web e della rete, in termini di una diversa alchimia editoriale, diversa da quella tradizionale, è ancora tutta da esplorare. Il passaggio dalla carta all’online presuppone sperimentazione e nuova creatività. Sulla carta le variabili che possono essere utilizzate nel proporre un articolo sono limitate, titolazione, layout….. su Internet le variabili sono molto più ampie e il ruolo del giornalista è avere la capacità di gestire i nuovi elementi multimediali che contraddistinguono la nuova piattaforma per lo sviluppo e creazione delle notizie. Fare del buon giornalismo online non significa, o quanto meno non solo, avere uno stile narrativo coinvolgente e appassionante, ma sapere come utilizzare tutti quegli elementi che possono rendere più attraente una notizia coerentemente con la potenzialità del nuovo media.
Uno dei grandi problemi cui deve dare una risposta il nuovo giornalismo è comprendere in quale modo poter continuare a produrre quelle notizie che hanno una grande rilevanza civile ma un audience limitato. I modelli di business ipotizzabili devono salvaguardare la qualità e il valore dell’informazione in modo che possano continuare a esistere anche in un universo mediatico condizionato da un elevato numero di accessi tendenzialmente associato a notizie soft. Per Rosenstiel, non vi sono dubbi, esiste il potenziale per un giornalismo di gran lunga migliore di quello sperimentato sino ad ora.
Cambia il paradigma attraverso il quale viene veicolata l’informazione. Se la carta rendeva possibile assemblare in un contenitore unico più informazioni di carattere diverso, garantendo all’organizzazione editoriale di essere incondizionatamente l’artefice del palinsesto, con Internet l’industria dell’informazione si confronta con un pubblico che sceglie cosa leggere attraverso un percorso di ricerca. E’ il lettore che decide il menu delle propria dieta informativa quotidiana ed è un’attività che non si concentra in forma rituale a ore stabilite, nelle prime ore del mattino, come avveniva spesso con il giornale. La domanda di informazione si esercita nell’intero arco della giornata, con dispostivi di accesso diversi, fissi o mobili, a seconda del luogo e della situazione in cui ci si trova.
Non sappiamo ancora quale possa essere il modello di business in grado di generare una sostenibilità economica, ma vi sono serie perplessità che la pubblicità tradizionale possa sostenere questo modello. La pubblicità tabellare, quella che in inglese viene chiamata classified advertising, che ha costituito nel tempo l’elemento portante dei ricavi, non è coerente con il nuovo media e il modo in cui si accede alle notizie. La novità, per quanto riguarda la pubblicità, è stata quella introdotta dal metodo del search advertising, ovvero annunci che vengono associati in forma non invasiva alla ricerca effettuata dall’utente. Metodo coerente con un processo di atomizzazione della notizia.
Importa – si chiede Rosenstiel – se le vecchie istituzioni vengono salvate? No, sono i valori e la conoscenza che risiedono in quelle organizazioni che devono essere salvate. Il giornalismo è cambiato, conclude il direttore del Project for Excellence in Journalism: non è più un prodotto, ma un servizio. E in quest’ottica deve essere pensato il futuro delle notizie”.
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