Secondo i dati del Cpj, il Comitato per la protezione dei giornalisti (un’associazione internazionale con base a New York), nel corso del 2010, 42 giornalisti sono stati uccisi o hanno perso la vita mente facevano il loro lavoro. Di questi, 8 sono stati uccisi in Pakistan, 4 in Iraq, 3 in Honduras e 3 in Messico. Il database di cui dispone Cpj permette di accedere a una mappa interattiva dei crimini commessi nei confronti dei giornalisti in un arco temporale che va dal 1992 a oggi. Nel periodo monitorato le vittime sono state 843 di cui 93% maschi e 7% donne.
Per la maggioranza sono giornalisti della carta stampata, 56%, mentre il tributo pagato dalla televisione è del 26%, segue radio, 21%, e internet, 2%. Ma la differenziazione mediatica si è accentuata negli anni: nel 1992 nessuna vittima veniva accreditata come giornalista internet mentre nel 2010 la percentuale risulta del 14%. A differenza di quanto si possa pensare la percentuale di freelance è minoritaria, 6%, mentre risulta preponderante il numero di giornalisti che opera a livello locale, 87%. Nei quasi due decenni monitorati da Cpj il numero di vittime più alto si è verificato in Iraq (145), Filippine (70), Algeria (60) e Russia (52).
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