Cosa sta succedendo ai media in Polonia?

26 Gennaio 2016 • Libertà di stampa, Più recenti • by

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Le proteste a Varsavia contro le ultime politiche del governo e la legge sulla sorveglianza (Grzegorz Żukowski / Flickr CC)

Nelle ultime settimane, il governo neoeletto in Polonia ha nominato i nuovi vertici della tv e della radio pubbliche, licenziato alcuni giornalisti e anchorman molto noti e chiuso alcuni programmi tv considerati critici nei confronti delle sue politiche. Oltre a questa stretta sui media di servizio pubblico, l’esecutivo ha anche annunciato di voler aumentare i suoi poteri in fatto di sorveglianza digitale.

Queste iniziative, che seguono delle modifiche alle leggi che regolano il funzionamento della radio e delle tv nel Paese, hanno causato proteste pubbliche in patria e indignazione sul piano internazionale, compresa un’attenzione senza precedenti da parte della Commissione europea. Nonostante le critiche crescenti, il partito di governo ha comunque dichiarato che il suo piano di riforma dei media sarebbe appena partito.

Le relazioni tra la politica e i media nell’Europa centrale e orientale non sono mai state semplici e prive di conflitti. La politicizzazione dei media, in particolare per quanto riguarda le emittenti pubbliche, è una parte cruciale di questa situazione: ogni governo in carica in Polonia tra il 1989 e il 2015, ad esempio, è stato accusato di trattare i media pubblici come strumenti di mera propaganda politica. Ma anche prendendo in considerazione tutti questi precedenti, la portata dei cambiamenti introdotti dal nuovo governo di Varsavia da novembre a oggi è davvero sorprendente, sia per gli osservatori nazionali che per quelli internazionali.

Il governo si è dato il potere di assumere e licenziare i giornalisti
Le modifiche recenti alle leggi sul broadcasting hanno reso legale, per il governo, la possibilità di scegliere e assumere – o licenziare – i manager delle emittenti pubbliche. Ci si aspetta, inoltre, che il prossimo passo possa essere l’intervento diretto sulla programmazione, dato che alcune trasmissioni, note per le critiche nei confronti del potere, vengono ora cancellate o sostituite. Ma queste nuove regolamentazioni non sono preoccupanti solo per la loro portata e per il momento in cui vengono promulgate.

Il problema principale è che le nuove disposizioni modificano completamente i meccanismi di nomina dei vertici delle emittenti pubbliche: secondo le nuove norme, ad esempio, il Ministro del Tesoro ha il diritto di licenziare e assumere chi meglio preferisce, in qualsiasi momento. Prima di questo cambiamento, tutte le procedure erano coordinate dal National Broadcasting Council (Krajowa Rada Radiofonii i Telewizji – KRRiT), un’istituzione indipendente ancorata alla Costituzione e operativa come un corpo di supervisione sia per il settore pubblico che per quello privato del broadcasting in Polonia.

I cambiamenti hanno sollevato proteste in patria e critiche all’estero
Il nuovo modello di controllo sui media voluto dal governo neoeletto è in totale opposizione con quanto l’Ue, il Consiglio d’Europa e istituzioni come l’European Broadcasting Union (Ebu) raccomandano in termini di indipendenza e qualità del servizio pubblico. Chiedendo al Presidente polacco Andrzej Duda di non firmare il nuovo pacchetto di riforme, l’Ebu ha dichiarato: “si tratta di un attacco a un’istituzione che non potrà più essere indipendente dal momento esatto in cui le nuove misure diventeranno operative. Dal nostro punto di vista, questo è un passo profondamente retrogrado e danneggerà profondamente il servizio pubblico nel paese”.

Le stesse preoccupazioni sono state espresse dalla Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa Nils Muižnieks e dal Segretario generale del Consiglio Thorbjørn Jagland, nonché da diversi rappresentanti del Parlamento europeo e da organizzazioni di tutto il mondo. “L’introduzione di un sistema per il quale il Ministro di un governo può nominare o cacciare a sua discrezione le board di superivisione e il management del broadcaster va contro i principi base degli standard accettati in Europa per quanto riguarda il servizio pubblico”, hanno scritto i rappresentanti della European Federation of Journalists, della Association of European Journalists, di Reporters Without Borders e del Committee to Protect Journalists.

Riferendosi a queste critiche, il partito di governo Diritto e Giustizia (Pis) ha sostenuto che le nuove leggi dovevano essere introdotte per rendere i media pubblici polacchi “imparziali e obiettivi”. Il Pis sostiene inoltre che questo cambiamento fosse necessario perché, a suo dire, la precedente coalizione al potere avrebbe preso “un controllo esagerato e pieno” sui media pubblici.

Il governo punta a trasformare il servizio pubblico
Le nuove modifiche sono però trattate dal governo polacco solo come una soluzione temporanea: una riforma completa del servizio pubblico è infatti in programma per la metà del 2016. Secondo le dichiarazioni rilasciate da Piotr Glinski, Ministro della cultura e dell’eredità nazionale, la nuova “Media Bill” trasformerà i media di servizio pubblico e la Polish Press Agency da imprese commerciali a “istituzioni nazionali e culturali” che potranno garantire “finanziamenti stabili e opportunità di sviluppo”.

Secondo il partito di governo, i punti chiave della riforma saranno i seguenti:

  • Creazione di un National Media Council, una nuova istituzione che controllerà i media pubblici polacchi (TVP – Polish Television and PR – Polish Radio) i cui membri saranno nominati nello stesso modo di quelli che siedono ora nel National Broadcasting Council (NBC): nomina presidenziale in due casi, selezione da parte della Sejm (la Camera bassa del Parlamento) in altri due casi e per decisione del Senato in un caso.
  • Un nuovo modello di finanziamento per il servizio pubblico e maggiori fondi provenienti dalle emittenti private
  • Cambiamenti al modo in cui opera al momento il National Broadcasting Council: l’organizzazione non avrà più poteri di regolamentazione sui media ma sarà responsabile della protezione della libertà di stampa

I dettagli sono ancora sconosciuti, dato che la nuova proposta di legge non è ancora stata soggetta a consultazione pubblica. Quello che è certo è che il nuovo framework istituzionale e legale limiterà in modo significativo il ruolo e l’influenza del National Broadcasting Council e del controllo parlamentare sui media, sostituendoli con meccanismi e pratiche assoggettate al volere governativo. Tutti questi cambiamenti relativi ai media pubblici sembrano comunque ancora insufficienti per un governo che appare sempre più affamato di controllo. Nella sua prossima mossa, il Pis potrebbe anche voler “ri-polacchizzare” i media privati nel Paese, soprattutto per quanto riguarda le ownership. I leader del partito al potere, ad esempio, hanno dichiarato apertamente e in diverse occasioni come i media dovrebbero essere “più polacchi”. Comunque, queste modifiche sono meno probabili, dato che cambiamenti tanto significativi nelle strutture delle proprietà delle aziende private non sarebbero possibili senza violare importanti regole europee.

Il governo ha anche annunciato i suoi piani per cambiare le leggi in termini di sorveglianza, puntando ad avere maggiore accesso ai dati digitali dei cittadini e ad aumentare i suoi poteri in fatto di controllo e di monitoraggio delle comunicazioni Internet. Queste proposte hanno causato altre proteste di piazza nelle città polacche lo scorso 23 gennaio. La scorsa settimana, invece, il Parlamento europeo ha dibattuto le scelte del governo di Varsavia, in particolare quelle che riguardano i media e il Tribunale costituzionale. Nonostante il risultato finale di questi cambiamenti sia ancora sconosciuto e vi sia stata un’evidente non-unanimità tra le diverse fazioni del Parlamento, è la prima volta che il Parlamento ha dato inizio a una procedura di di supervisione.

Il meccanismo “Rule of Law” è stato introdotto dalla Commissione europea nel marzo del 2014 ma non è stato mai utilizzato prima dell’esplosione del caso polacco. L’introduzione di queste misure sono fondate sulla consapevolezza che le volontà del governo di Varsavia pongono una reale minaccia alla democrazia in Polonia. È comunque molto difficile che il Paese si possa veder infliggere pesanti sanzioni, ma il governo dovrebbe considerare questi segnali come un primo e forte avvertimento.

Articolo tradotto dall’originale inglese

 

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