La homepage del sito del principale giornale d’opposizione ungherese, Népszabadság, è stata sostituita da un comunicato stampa che annunciava la chiusura della testata. L’editore, Mediaworks, ha scelto di comunicare così leggermente la sospensione improvvisa delle pubblicazioni del maggiore organo di stampa di opposizione (e con la circolazione più alta) d’Ungheria. Nonostante la misura intrapresa venga ufficialmente chiamata “sospensione”, è molto probabile in realtà che il Népszabadság sia stato chiuso definitivamente.
Le attività del giornale sono state chiuse in modo perfido nel momento in cui la redazione avrebbe dovuto trasferirsi in un nuovo stabile e i dipendenti avevano già preparato le loro cose in previsione del trasloco nei nuovi uffici. Ora, i giornalisti non hanno più accesso alle vecchie postazioni di lavoro e, oltre a umiliarli, sembra si voglia impedire loro anche l’accesso al materiale con cui avrebbero dovuto scrivere i pezzi delle prossime settimane. Da tempo voci di corridoio sostenevano che un amico stretto del Primo ministro ungherese, l’oligarca Lőrinc Mészáros, comprando la casa editrice Mediaworks, volesse ottenere il controllo di uno dei più grandi gruppi mediatici del Paese. Diverse erano le speculazioni su come questo possibile affare – non ancora confermato – avrebbe potuto avere luogo, ma nessuno si immaginava uno scenario in cui il più grande giornale del Paese potesse essere chiuso da un momento all’altro. È molto probabile che la chiusura del giornale e il presunto cambio di proprietario possano connessi, anche se quest’ultimo non è ancora stato annunciato ufficialmente.
Recenti cambi di proprietari nei media ungheresi
L’importanza di Mediaworks nel mercato mediatico ungherese è indiscutibile: l’anno scorso il fatturato dell’organizzazione ammontava a circa 55 milioni di euro. Solo poco tempo fa, inoltre, il gruppo aveva acquisito anche la casa editrice Pannon Lapok, un altro dei maggiori attori nel mercato dei giornali, con un fatturato di circa 26 milioni di euro nel 2015. Ne risulta che il portfolio completo di Mediaworks ora comprende 12 giornali regionali, oltre a quelli nazionali Népszabadság, Világgazdaság (un quotidiano economico) e Nemzeti Sport (un quotidiano sportivo), e a innumerevoli riviste e portali online.
Già in passato il legame tra Mediaworks e Fidesz, il partito conservatore al potere capeggiato da Viktor Orbàn, era stato palese, ma finora le operazioni del gruppo non avevano avuto un impatto diretto sul funzionamento dell’ambiente mediatico ungherese. Il comunicato stampa dell’editore che annunciava la chiusura di Népszabadság faceva riferimento al numero basso di lettori e alla circolazione in diminuzione come ragioni per giustificare la decisione di chiudere il giornale.
Il giornalismo di Népszabadság ha definito l’agenda pubblica dell’Ungheria
È vero che gli ultimi vent’anni non siao stati un periodo di successo per il giornale: un recente rilevamento ha confermato come le copie vendute di Népszabadság, che all’inizio del nuovo millennio erano 208mila, fossero calate ad appena 38mila nel secondo quadrimestre di quest’anno. Il comunicato stampa che ne annunciava la chiusura, però, aveva un tono piuttosto cinico e riecheggiava anche uno scandalo precedente che aveva interessato Mediaworks: qualche tempo fa l’editore aveva licenziato il Direttore di un portale di notizie online del gruppo, Origo, dopo che il sito aveva pubblicato fatti scottanti riguardo a un Ministro del governo Orban. Anche il quel caso l’editore aveva sostenuto come la decisione fosse dovuta a presunti cambiamenti nelle abitudini di consumo dei media. In seguito all’insediamento della nuova direzione il sito è stato riposizionato e la sua linea è diventata esplicitamente pro-governativa.
Il lavoro di Népszabadság è di forte importanza simbolica per la sfera pubblica ungherese, data la sua storia e il suo prestigio professionale e per molti ungheresi rappresenta l’emblema del giornale di sinistra. Ciò che rende la situazione particolarmente drammatica è che i lettori avevano iniziato ad apprezzare i miglioramenti apportati al giornale: recentemente, ad esempio, diversi giornalisti eccellenti avevano iniziato a lavorare per Népszabadság, trattando con successo casi importanti che sono poi finiti per influenzare l’agenda pubblica dell’Ungheria. Per i lettori, i giornali regionali nel portfolio di Mediaworks hanno se possibile un ruolo ancora più importante e al momento non è dato sapere quali saranno gli sviluppi per queste testate in questo clima. Secondo gli ultimi dati pubblicati, i giornali regionali controllati da Mediaworks hanno una tiratura complessiva di 258mila copie, mentre il numero reale di loro lettori supererebbe il milione.
Per Fidesz i giornali amici sono di vitale importanza
I risultati di una ricerca recente condotta del watchdog ungherese Mérték hanno mostrato come i giornali regionali continuino ad avere un ruolo fondamentale per il consumo delle notizie. Queste testate sicuramente non verranno chiuse, dato che il milione di lettori raggiunti sono di importanza vitale per Fidesz, ma alla luce dei fatti che hanno interessato Népszabadság, non bisogna illudersi su chi lavorerà per questi giornali, in quanto è facile prevedere che saranno ammessi solo giornalisti leali al governo senza riserve. L’impatto di questo cambiamento sarà vasto, perché, non contando alcune stazioni radiofoniche commerciali locali, i giornali regionali sono le ultime tracce di sfera pubblica non controllata direttamente da un sindaco o dal riferimento governativo nei media, Árpád Habony.
La chiusura di Népszabadság è parte di un piano a lungo termine per controllare media critici?
La decisione di chiudere Népszabadság entrerà negli annali della stampa ungherese come un evento storico e senza precedenti. Tuttavia è utile dare anche uno sguardo ai retroscena che hanno portato a questa situazione: nel 2010, due case editrici con partecipazioni importanti nel mercato ungherese, la Axel Springer tedesca e la Ringier svizzera, avevano fatto richiesta per un’autorizzazione di fusione. Basandosi sulla legge dei media adottata di recente, la National Media and Infocommunications Authority aveva respinto la loro richiesta: la decisione aveva impedito a Népszabadság di essere venduto a un investitore affermato e con un background forte nel mercato mediatico, e il giornale è finito per essere acquistato dall’uomo d’affari austriaco Heinrich Pecina.
Pecina non è molto conosciuto in Ungheria, ma dei giornalisti sono riusciti a scoprire i suoi legami con il governo ungherese. Era evidente che si trattasse sin dall’inizio di uno degli obiettivi del legislatore: la legge prevedeva infatti che, quando la nuova legislazione fosse entrata in vigore, sarebbe spettato all’Authority dover approvare le richieste di fusione in sospeso. Dato che all’epoca quella di Axel Springer e Ringier era l’unica richiesta sul tavolo, il rifiuto da parte dell’Autorità non fu una sorpresa.
La chiusura del giornale è parte di uno schema del governo dal 2014
La fine di Népszabadság è un evento scioccante, ma ciononostante si inserisce nello schema che Fidesz ha stabilito dal 2014, quando il Primo ministro si distaccò dal suo ex-alleato, l’oligarca e magnate dei media Lajos Simicska, facendo perdere a Fidesz una parte del controllo sul suo impero mediatico. Ora, il controllo sugli organi di stampa pro-governo è diviso su diversi attori, invece di essere concentrato interamente nell’impero commercial di Simicska, e i nuovi responsabili dipendono personalmente da Viktor Orbàn e non beneficiano nemmeno dell’autonomia economica limitata di cui godevano le organizzazioni di Simicska.
Il partito in carica pensa di vincere silenziando tutte le voci dell’opposizione e il lavoro investigativo di Népszabadság aveva recentmente portato alla luce una serie di grossi scandali, facendo della testata un elemento di disturbo per la visione dei media del partito. Curioso che il governo abbia abbandonato la sua strategia di manipolazioni discrete che avrebbe dovuto smantellare la libertà di stampa in modo progressivo, per invece distruggere il giornale Népszabadság in un colpo solo, potenzialmente rischiando una reazione negativa a livello internazionale. È possibile che dopo i fallimenti spettacolari nella costruzione di un nuovo universo mediatico di Fidest, i vertici del partito siano giunti alla conclusione che non avrebbe avuto senso cercare di integrare il giornale nell’impero mediatico di destra. Qualsiasi tentativo di portare giornalisti leali al governo all’interno di Népszabadság avrebbe potuto causare problemi operativi ad altri organi pro-Orban. Ed è ovvio che nessuno nello staff attuale avrebbe lavorato direttamente per Fidesz.
A causa della crisi economica e il concomitante calo drastico del mercato pubblicitario, gli attori mediatici ungheresi si sono trovati in una posizione molto difficile e Fidesz ha astutamente visto che questa situazione offriva un’apertura storica per la presa del controllo di importanti segmenti di questo mercato. Non bisogna illudersi su quanto stia accadendo: dal punto di vista formale, l’attuale proprietario viennese di Mediaworks sarà anche il responsabile, ma le speculazioni sulle possibili influenze da parte dell’oligarca preferito di Orbàn, Lörinc Mészàros, non sono una coincidenza. Un attacco tanto drastico alla libertà di stampa in Ungheria sarebbe stato inconcepibile senza il consenso di Fidesz ed è quasi sicuramente avvenuto per ordine del partito stesso.
La sfera pubblica ungherese è sempre più sotto il controllo del governo
Gli investitori stranieri se ne stanno andando e segmenti sempre più grandi del mercato mediatico ungherese cadono nelle mani di figure con vari legami pubblici con il partito al governo. Nell’arena della cronaca politica, resistono solo pochi attori minori, con Rtl come unico grande investitore rimanente. Se si fa un paragone con i regimi autocratici del passato, un fattore che salva questa situazione è dato dall’esistenza dei media digitali. Nonostante gli ultimi barlumi di speranza rimanenti, la sfera pubblica ungherese è sotto il controllo totale del governo e in modo crescente, come si è potuto constatare durante la campagna del referendum per le quote di migranti. L’8 ottobre 2016 è stato un altro importante passo verso la dominazione totale del mercato mediatico ungherese da parte del governo.
Articolo tradotto dall’originale inglese da Georgia Ertz
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