Il primo aprile 2009 la redazione del Guardian fece un classico “pesce di aprile” ai suoi lettori annunciando che dopo quasi duecento anni di carta stampata il giornale sarebbe stato pubblicato esclusivamente su Twitter. Nell’annuncio-farsa era previsto anche un progetto di riduzione di tutto l’archivio del quotidiano londinese, dal 1821 in avanti, a tweet di centoquaranta caratteri. A Kings Place si dicevano certi che il tweet sarebbe stato presto riconosciuto come il formato ideale per il giornalismo futuro e qualcuno, probabilmente, si era bevuto la notizia. Quell’annuncio, però, non fu uno scherzo fine a se stesso, ma contribuì al dibattito sulle possibilità di Twitter come veicolo di circolazione delle notizie online. Considerato che a mettere in scena la bufala fu proprio il Guardian, il quotidiano che più di ogni altro ha investito sulle potenzialità della rete, fino a pubblicare i propri articoli prima sul sito che sull’edizione cartacea in uscita, la provocazione acquisisce ulteriore significato.
Recentemente il quotidiano inglese ha insistito su Twitter come mezzo di copertura della crisi in Nord Africa, sviluppando una mappa interattiva con cui localizzare i tweet dei dimostranti scesi in piazza. Tuttavia è andando alla pagina “Find the Guardian on Twitter” che il quotidiano dimostra la sua reale attenzione e fiducia nelle capacità del social network di Jack Dorsey: i profili da seguire su Twitter del Guardian sono addirittura settantatre, mentre quelli su Facebook una dozzina. Un numero enorme, che copre tutta l’offerta contenutistica del quotidiano. Ogni utente può seguire i profili tematici cui è più interessato, dalle notizie estere, alla cultura fino all’inglesissima pagina di gardening. Il lettore riceverà quindi aggiornamenti solo sugli argomenti richiesti e non vedrà la propria homepage di Twitter invasa da cinguettii di ogni genere, come accade invece con la maggior parte delle grandi testate, solitamente dotate di un unico profilo. Il Guardian, in sostanza, fornisce un servizio mirato di segnalazione delle proprie notizie orientato sul pubblico interessato, ottimizzando di conseguenza gli accessi attorno ai propri contenuti.
La pagina @mediaguardian, dedicata alle notizie sui media, linka quotidianamente le notizie pubblicate in questa sezione del quotidiano e sul sito. I tweet sono costanti ma non invasivi e consentono un coverage efficace delle notizie del Guardian e non solo: utilissimo è infatti il “Media Briefing” che raccoglie ogni giorno anche i principali articoli relativi alla comunicazione pubblicati sulle maggiori testate inglesi e americane, come l’Independent, il Times, o il Wall Street Journal. Ai professionisti della comunicazione è inoltre offerta la possibilità di ricevere a costo zero il briefing ogni mattina “before 9am” nella propria casella e-mail. Davanti a un flusso continuo e disorientate di cinguettii, il quotidiano aiuta a riconoscere quali siano realmente interessanti sfruttando al loro massimo le dinamiche di Twitter quali aggiornamento continuo e polifonia.
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